La
centrale nucleare in fase di smantellamento ex-ENEL di Garigliano (Caserta)
La centrale del Garigliano appartiene alla prima
generazione degli impianti nucleari. Fu costruita dalla SENN (Società
Elettro Nucleare Nazionale) del gruppo IRI-Finelettrica. La società era nata
nel ‘57 con la missione specifica di realizzare una centrale nucleare nel
Sud nell’ambito del Progetto ENSI (Energia Nucleare Sud Italia) sviluppato
dal CNRN (Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari) e finanziato dalla
Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS).
Nella seconda metà del ‘57 fu individuato il sito e furono inoltrate le
richieste di offerta a una ventina di costruttori. Fra le nove offerte
pervenute fu selezionata quella della General Electric. L’annuncio fu dato
dal presidente dell’IRI il 25 settembre 1958.
Nel settembre dell’anno successivo la SENN sottoscriveva il contratto con la
General Electric e la Banca Mondiale erogava alla Cassa per il Mezzogiorno
un prestito di 40 milioni di dollari per la realizzazione dell’impianto. I
lavori iniziarono nella primavera del 1960 e il reattore raggiungeva la
prima criticità il 5 giugno 1963.
Basato su una configurazione impiantistica eccessivamente complicata (presto
abbandonata dalla stessa General Electric), il reattore del Garigliano ebbe
un funzionamento discontinuo, finché nel 1978 si verificò un guasto tecnico
a un generatore di vapore secondario. Considerato il costo dell’intervento
di sostituzione, nel 1981 l’ENEL (subentrata alla SENN nel 1965) decise di
non riavviare più la centrale, in considerazione della breve vita residua
dell’impianto.
Sulla decisione influì anche l’onerosità:
- delle varianti impiantistiche che si sarebbero dovute introdurre per
adeguare la centrale alle nuove prescrizioni di sicurezza introdotte in
tutti gli impianti nucleari in seguito all’incidente occorso alla centrale
nucleare statunitense di Three Mile Island;
- degli interventi di adeguamento strutturale necessari in seguito al
terremoto dell'Irpinia.
Nel 1981 l’ENEL decise (con delibera CDA n. 13402 del 9/7/1981) di mettere
in stato di conservazione e in condizioni di sicurezza l'impianto;
successivamente (delibera CDA n.13694 del 4/3/1982) ne decise la definitiva
disattivazione.
Nel novembre 1999 la proprietà della centrale – così come per le altre tre
centrali nucleari italiane – è stata trasferita a SOGIN. Il programma
predisposto da SOGIN punta al totale smantellamento dell’impianto e al
ripristino ambientale dell’area entro il 2016.
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dell' "Inventario Nazionale dei Rifiuti Radioattivi - ENEA
2000"
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