Zona NucleareIl sito unico nazionale per la raccolta delle scorie nucleari ,
la Sogin, i Personaggi, le Norme, il business dei rifiuti radioattivi,
le situazioni ambigue di una vicenda attorno cui girano Miliardi di Euro

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Il sito unico nazionale per la raccolta delle scorie nucleari , la Sogin, i Personaggi, le Norme, il business dei rifiuti radioattivi  italiano

    The only national site for collection of nuclear wastes in Italy, Sogin, Personages, Rules, radioactive wastes business  english
    Le seul site national pour la récolte des déchets nucléaires en Italie, le Sogin, les Personnages, les Règles, le business des déchets radioactifs  francais
    イタリアにおける国の統合核廃棄物処分場、la Sogin(核施設管理株式会社)、重要人物、法規、放射性廃棄物ビジネス  japanese
    El único “sitio nacional” por la recolección de la basura nuclear en Italia, la SOGIN, los personajes, las normas, el negocio de los desechos radiactivos  espanol
    Einziges Atommüll-Endlager in Italien, die SOGIN, die Mitwirkenden, die Normen, der Business des radioaktiven Abfalls  deutsch

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3. What is ANPA (now called APAT)?
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6. More info about Scanzano Jonico (or Ionico) and nuclear waste repository
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A Taranto una terza base navale a stelle e strisce per i sottomarini nucleari?



Alle due basi navali (Mar Piccolo e Mar Grande) rischia di aggiungersi una terza base a comando Usa collocata nel molo polisettoriale. L'Arsenale chiuderebbe. Vi sarebbero rischi nucleari altissimi.


La prima base navale e il mar Piccolo. Taranto ha lungo tempo una base navale nel Mar Piccolo. Da venti anni viene ventilato un piano per liberare il mar Piccolo dalla presenza militare, ma esso si è rivelato un bluff. La Marina Militare Italiana ha infatti a gennaio del 2004 chiesto di sottrarre all'allevamento dei mitili uno spazio immenso: tre milioni di metri quadrati di mare. Dove li ha chiesti? Proprio in quel Mar Piccolo da cui in teoria doveva traslocare. Inoltre l'Arsenale Militare rimane nel mar Piccolo a causa di infrastrutture ed investimenti che non possono essere trasferiti, anche per ragioni di spazio, nel mar Grande. Infine nel mar Piccolo c'è l'aeronautica Militare con un deposito sotterraneo di rifornimento: il più grande del Sud Italia. Esso serve tutte le basi per aerei della zona meridionale e viene periodicamente rifornito con una petroliera che entra nel mar Piccolo con gravi rischi ambientali. A ciò si aggiungono altre infrastrutture e servitù militari che fanno del Mar Piccolo una zona militarizzata. La prospettiva che si presenta non è pertanto quella di una liberazione del mar Piccolo dalla presenza militare ma un allargamento di tale presenza ad altre aree della città.

La seconda base navale e il mar Grande. La nuova base navale nel Mar Grande in zona Chiapparo è iniziata a metà degli anni Ottanta e non è ancora terminata. E' costata 150 milioni di euro (un terzo proviene da finanziamenti Nato). E' una base a comando italiano dotata di alcune infrastrutture Nato (ad esempio per il rifornimento) che verranno condivise con le unità militari di altre nazioni della Nato. La normativa Nato prevede infatti che a finanziamento Nato consegua un uso Nato delle strutture finanziate. La nuova base navale è integrata con una base aerea della Marina Militare che dista venti chilometri ed è sita a Grottaglie; in essa vi sono gli elicotteri della Marina Militare e gli aerei della portaerei Garibaldi. Essi sono a decollo verticale, si chiamano Harrier e sono in grado tecnicamente di trasportare e lanciare bombe nucleari. Alla fine degli anni Ottanta gli Harrier AV-8B dovevano essere assemblati a Grottaglie con l'incentivo statale dei fondi per la reindustrializzazione del sud. Circolava la sviante dicitura di "montaggio di gondole di motori aeronautici" nascondere l'anima militare. E in alcuni documenti consegnati ai sindacalisti appariva anche la sigla AV-8B che nessuno spiegava cosa fosse. L'Harrier ha infatti questa dicitura estesa: Harrier AV-8B.
E' stato un enorme spreco di denaro - approvato da tutti i partiti - che prometteva assurdamente posti di lavoro in un momento in cui la multinazionale che fabbricava gli Harrier licenziava operai in tutto il mondo. Alla fine è stato costruito solo il capannone della fabbrica e l'intero processo è abortito.

La terza base navale nel molo polisettoriale. A queste due basi navali se ne vuole affiancare una terza, questa volta a comando Usa. Perché Taranto? "La Maddalena è un'isola troppo piccola per accogliere una presenza così massiccia e Napoli o Gaeta non sono più accoglienti", spiega l'esperto militare Stefano Silvestri, presidente dell'Istituto Affari Militari di Roma. L'investimento previsto per Taranto è di 600 milioni di dollari, riferisce il Corriere del Mezzogiorno, supplemento pugliese del Corriere della Sera, che con uno scoop ha rivelato il piano americano. Le fonti sono segrete e non possono essere rivelate per ovvie ragioni ma provengono dall'interno del sistema di relazioni diplomatiche Usa-Italia. Barbara Lief, una diplomatica dell'ambasciata americana, è giunta a Taranto il 12 gennaio 2004 al seguito di una missione ufficialmente commerciale che ha registrato la presenza di esponenti della Westland Securities, una società americana di analisi finanziaria e studi di fattibilità. Sui risvolti militari ufficialmente il Governo - interrogato in proposito - dice di non avere informazioni da dare. Ma vi sono varie conferme circa l'interesse Usa per Taranto. All'inizio del 2003 il quotidiano "Il Riformista" indicava in Taranto la sede di un interporto militare Usa, i cui lavori "avranno presto inizio", riferiva facendo riferimento ad una fonte molto vicina all'ambasciata Usa a Roma. E nel maggio 2003 l'ambasciatore americano Selmer ha incontrato il presidente dell'Autorità portuale di Taranto, Petriccione. E, per completare il quadro, l'emittente "Radio France International" in data 27 dicembre 2003 annunciava che "l'America è alla ricerca di un ponte sul Mediterraneo dove sfrutterebbe una presenza già consolidata".
Ma la conferma più interessante dei piani Usa per Taranto viene da un parlamentare tarantino del centrosinistra, ben navigato nell'ambiente militare. Infatti secondo l'on. Massimo Ostillio (Udeur), vicepresidente della Commissione Difesa, i vertici militari Usa puntano a "realizzare due grossi poli logistici in Italia, uno per le truppe di terra a Solbiate, vicino Milano, e uno navale in Puglia, a Taranto". L'on. Ostillio è convinto che la scelta del Pentagono alla fine ricadrà su Taranto e ha dichiarato al Corriere del Mezzogiorno: "Sarebbe una fortuna per l'economia tarantina".
I piani militari Usa si nascondono dietro missioni esplorative dalla parvenza commerciale in cui si sonda il terreno circa gli spazi e le disponibilità dell'area del molo polisettoriale. Il Corriere del Giorno dell'11 gennaio 2004 ha pubblicato il prima pagina un articolo ("Un porto a stelle e strisce") in cui si annuncia un sopralluogo per l'eventuale costruzione di un molo a scopo commerciale a Taranto. Probabilmente la missione Usa ha tastato il polso ai gestori all'economia cittadina verificando se il processo di deindustrializzazione può liberare spazi per un polo logistico militare Usa.

zona relativa ai porti di Taranto


Il nuovo sistema di spionaggio Usa a Taranto. La notizia della nuova base Usa conferma e arricchisce quanto già PeaceLink aveva scoperto il 20 settembre 2000 sul sito Internet del Pentagono e cioè che a Taranto era diventata il nodo telematico del sofisticatissimo sistema C4i americano, una rete di coordinamento e spionaggio militare che collegherà la base navale jonica direttamente al Navy Center for Tactical System Interoperability di San Diego in California, scavalcando la catena di comando Nato. La notizia - data in esclusiva nazionale da PeaceLink - aveva suscitato da una parte un'interrogazione parlamentare del senatore Semenzato (componente di una commissione difesa che era completamente all'oscuro della faccenda) e dall'altra parte le impacciate smentite dell'on.Minniti (braccio destro di D'Alema) e della Marina Militare, smentite che rasentavano il grottesco essendo il comunicato di PeaceLink supportato da in una pagina web ufficialmente del Pentagono.
Si è poi scoperto sulla stampa specializzata che il sistema C4i coinvolge anche la portaerei Garibaldi. A Taranto dal 2003 è in funzione un sistema telematico velocissimo in fibra ottica - dieci volte più veloce dell'Adsl - che serve tutte le strutture della Marina Militare.


Il piano di emergenza nucleare e il freno al porto commerciale. La base Usa se verrà costruita attrarrà inevitabilmente a Taranto anche le unità militari a propulsione nucleare per una delicatissima manutenzione. Tutti i sottomarini Usa sono a propulsione nucleare mentre nessun sottomarino italiano lo è. L'impatto economico sul porto commerciale sarebbe fortemente negativo.
Infatti il "Piano di emergenza per le navi a propulsione nucleare" vieta il transito civile quando c'è transito militare nucleare. Un bel guaio. Per il porto commerciale è bene citare i dati (resi pubblici su Internet) del "Piano di emergenza per le navi a propulsione nucleare" (classificato come "riservato" dalla Marina Militare) il quale piano prevede, nel capitolo intitolato "Misure da applicare allo scopo di evitare incidenti e pericoli di collisione durante la manovra di unità militari a propulsione nucleare", un esplicito divieto di transito civile. Vi si legge testualmente: "Unità mercantili: il traffico sarà sospeso. Maridipart provvederà a richiedere alla Capitaneria di Porto la sospensione del traffico precisando inizio e durata della sospensione (...) La Capitaneria di Porto prenderà provvedimenti intesi a ritardare la partenza di unità mercantili." Inoltre la Capitaneria dovrà "far sostare il traffico in arrivo fuori dal porto ed in posizione tale da non intralciare le unità militari a propulsione nucleare". Il rischio di una collisione fra una petroliera e un sottomarino nucleare avrebbe conseguenze devastanti. A Taranto - sono dati ufficiali dell'Assessorato Risorse del Mare - giungono ogni anno circa 350 petroliere e "si profila il pericolo derivante dal transito di sommergibili a propulsione nucleare", si legge nel documento sottoscritto dall'Assessorato e dai componenti del "Tavolo Azzurro" il 29 gennaio 2003.

I mitili: bioaccumulatori di radioattività. La mitilicoltura e la pesca a Taranto avrebbero il futuro segnato da una spada di Damocle radioattiva. Le poche indagini condotte a Taranto segnalano una presenza, seppure debole, di Cesio radioattivo nei fondali. Ma non sono stati compiuti studi continuativi sui mitili che sono bioaccumulatori di radioattività.
I militari Usa non hanno alcuna attitudine di mostrarsi trasparenti rispetto ai controlli sulla radioattività, come dimostra la base Usa della Maddalena in cui non è possibile il monitoraggio attendibile della radioattività in quanto le autorità americane non autorizzano analisi ravvicinate da parte delle autorità sanitarie italiane. Le uniche analisi sulle alghe le ha svolte un istituto specializzato francese e ha rilevato nelle alghe della Maddalena livelli di radioattività superiori alla norma dovuti al Torio 234 (si veda Repubblica del 19/1/04).

Gli americani e gli SOS nucleari in Puglia. Gli americani andarono via da Taranto all'inizio degli anni sessanta dopo aver installato intorno a Gioia del Colle trenta missili Jupiter a testata nucleare, ognuna della potenza pari a 100 volte quella di Hiroshima. Due di quei missili rischiarono di esplodere a causa di fulmini. Quando andarono via gli americani la Puglia tirò un sospiro di sollievo. Oggi lo Statuto del Comune di Taranto, all'articolo 1, parla di città operatrice di pace libera da armi di sterminio di massa. Al contempo non si trova una sola assicurazione che stipuli a Taranto una polizza di risarcimento in caso di incidente nucleare: ogni assicurazione esclude esplicitamente a priori la risarcibilità per questi eventi catastrofici. E che Taranto abbia rischiato grosso lo testimonia il passato. Nel 1968 il sommergibile atomico americano Scorpion passò da Taranto il 10 marzo per esplodere il 22 maggio nell'Oceano Atlantico. Un'altra catastrofe fu sfiorata il 22 settembre 1975 con lo scontro fra l'incrociatore Belknap e la portaerei Kennedy nello Jonio in quanto divampò un incendio a bordo le fiamme arrivarono a pochi metri dai missili nucleari Terrier provocando il più grave SOS nucleare della Us Navy. Va ricordato che in caso di incidente o disastro i trattati bilaterali Usa-Italia non consentono alcuna azione penale italiana verso i militari Usa, come ha dimostrato la tragedia del Cermis.

I reattori nucleari dei sottomarini. I sistemi di propulsione dei sottomarini possono essere basati su reattori nucleari. Tutti i sottomarini Usa sono a propulsione nucleare, come pure buona parte di quelli inglesi e francesi; i sottomarini italiani sono invece privi di propulsione nucleare. L'energia nucleare è invece stata bandita dalle navi civili per la sua intrinseca pericolosità. I reattori nucleari sono infatti sono del tutto identici a centrali nucleari. Sono più piccoli, hanno minore potenza ma comportano un maggiore rischio di fuoriuscita di radioattività in quanto sono meno schermati e protetti per mantenere la leggerezza e la manovrabilità del mezzo. Mentre le centrali nucleari di terra sono pesantemente protette da barriere di piombo e calcestruzzo e non sono in movimento, i reattori dei sottomarini a propulsione nucleare sono soggetti ad urti e scontri, come è ad esempio accaduto al sottomarino Hartford che il 25 ottobre 2003 è finito per incagliarsi nella secca delle Bisce, poco a sud dell'Isoletta di Santo Stefano (La Maddalena), dove l'istituto francese di ricerca Criirad (www.criirad.fr) ha rilevato livelli abnormi di radioattività causati dal Torio 134, un elemento che rientra nella catena dell'uranio. Grazie al decreto legislativo 230/95 un cittadino può conoscere preventivamente le informazioni di interesse civile contenute nel piano di emergenza nucleare della propria città. A Taranto il piano di emergenza nucleare redatto dalla prefettura prevede, in caso di grave incidente nucleare, l'evacuazione della città. I pochi minuti dovrebbe essere somministrato a migliaia di bambini e alle donne in gravidanza un prodotto per difendere la tiroide dalla nube nucleare contenente iodio radioattivo; tale prodotto (il Lugol forte) non è in dotazione a nessuna scuola e la protezione civile della città ne sarebbe di fatto priva in caso di emergenza. Un'esplosione del reattore nucleare comporterebbe inoltre la dispersione di plutonio la cui radioattività di dimezza in 24 mila anni. ). Il chimico Enzo Tiezzi ha scritto: “Un chilo di plutonio disperso nell'ambiente rappresenta il potenziale per 18 miliardi di cancro al polmone. Un milionesimo di grammo costituisce una dose letale”.
A Taranto sono state riscontrate nei sedimenti del fondale tracce di radioattività (Cesio 137) e PeaceLink ha perciò chiesto alla Asl Ta/1 "se nel mare di Taranto vengano versati da strutture sanitarie o da pazienti sottoposti ad analisi o cure particolari - anche accidentalmente o per carenza di strutture e metodiche apposite di raccolta - liquidi (biologici o di laboratorio) contenenti Cesio 137 o altri radionuclidi". La Asl ha risposto escludendo tale possibilità di contaminazione come pure ogni contaminazione di origine civile. Per esclusione, se ciò fosse vero, l'unica contaminazione sarebbe dovuta o a residui dell'incidente di Cernobyl (improbabile in quanto la radioattività è stata rilevata in punti ben specifici) o al transito di unità militari a propulsione nucleare...   [1]
 

zona di influenza dell'ipotetica base U.S.A. di Taranto

 

Nel mese di febbraio 2004, il prof. Marescotti di Peacelink ha presentato alla cittadinanza di Taranto il Comitato "No al rischio nucleare - No alla nuova base USA". Nella stessa occasione sono stati resi pubblici documenti che dimostrano la possibilità e forse la probabilità che la sesta flotta americana si trasferisca in Mar Grande, recando nella nostra rada la presenza di navi a propulsione nucleare, abbondantemente dotate di micidiali ordigni atomici.
In base alle norme di navigazione, in presenza di scafi con motori nucleari, le possibilità di manovre in un porto subiscono notevoli limiti e restrizioni, sicuramente sfavorevoli alle attività di pesca e mercantili.
L''impatto ambientale di tanti "piccoli" reattori atomici sia importante e ci sono testimonianze che non deve essere considerato affatto privo di pericoli (come peraltro suggerisce anche il buon senso). A ciò è da aggiungere che il rischio di possibili incidenti sia inquietante ed altrettanto si può dire riguardo ad eventuali atti terroristici.

Qualche giorno fa il sindaco di Taranto Dibello ha fatto un lungo ed articolato intervento sul futuro economico e sui progetti di sviluppo della  città. Ha parlato di recupero urbanistico, di tutela dell'ambiente, di potenziamento del traffico mercantile, di promozione del turismo. Tutto questo è stato pensato nell'ottica di superare gli svantaggi legati all'industria pesante. La città ha pagato e paga un prezzo altissimo in termini di salute ed anche di vivibilità per scelte passate che non hanno mantenuto ciò che promettevano, che offrivano benessere e prosperità e che si sono tradotte in malattie spesso mortali. L' ambiente ha subito e subisce danni estremamente gravi a cui si cerca di porre rimedio tra evidenti difficoltà e complicazioni.
Ecco perchè la questione del porto U.S.A. a Taranto è una questione preoccupante
, è una questione che può incidere pesantemente sull'evoluzione di Taranto, è una questione su cui occorre fare chiarezza e farla senza indugi e senza ambiguità. E' una questione che va oltre l'ambito locale e diventa di interesse nazionale.
L'associazione TarantoViva sostiene il Comitato appena sorto e cercherà di raccogliere adesioni a tale iniziativa e a diffondere informazioni.  [2]








 

 fonti:
   http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=39451  [1]
   mail di Roberto Petrachi - Associazione tarantoviva.it   [2]

 

 



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2. L' uomo, le radiazioni corpuscolari ed elettromagnetiche, le radiazioni ionizzanti
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4. Cosa sono le scorie nucleari?
5. Cosa sono i rifiuti radioattivi? (definizione, classificazione, origine)
6. La gestione dei rifiuti radioattivi

7. Documentazione scientifica in merito alla materia "rifiuti nucleari"
8. Come si effettua rilevamento e la misurazione della radioattività? (cenni normativi, strumenti, unità di misura)
 

 
 
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1. La scelta del sito per il deposito di rifiuti nucleari: dall' Enea alla Sogin
2. Scorie nucleari. Il Commissario e la Commissione
3. Il decreto-legge n. 314/03 e la legge di conversione n.368/03
4.
Accordi, norme e raccomandazioni internazionali che non sono state rispettate nella legge 368/03
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Risoluzione del Comitato delle Regioni (organo UE) n. 251 del 1998
6. Il Progetto europeo COMPAS
7. Riferimenti normativi in merito alla materia "rifiuti nucleari"
8. Guida Tecnica n. 26 - La gestione dei rifiuti radioattivi

9. Le Direttive Europee che disciplinano l’ accesso del pubblico all’ informazione ambientale
10. Il diritto alle informazioni e ai processi decisionali e le sue basi normative
 
 
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1. La commissione parlamentare d' inchiesta Scalia
2. La Task Force Enea
3. L' Inventario   Nazionale dei Rifiuti Radioattivi - ENEA 2000
4. Il GIS (Sistema Informativo Geografico) della Task Force Enea
5. Il GIS (Sistema Informativo Geografico) del GSP3 - SITO
6. Carlo Jean, un Generale molto militare, poco nucleare...
7. I mille incarichi del prof. Paolo Togni - vice della Sogin e tanto altro...
8. La Sogin Spa e il nucleare in Italia
9. Le attività della Sogin
10. Il parere che Carlo Rubbia ha esposto in Parlamento
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Il parere degli esperti: J.K. Mitchell, B. De Vivo, P.Risoluti, T. Regge
12. Quali fattori per la scelta: scientifici? ...o forse politici?
13. Il referendum sul nucleare del 1987
14. Mappa degli attuali depositi di materiale radioattivo in Italia
15.
La situazione in Italia dei rifiuti radioattivi
16. Studio Sogin per la localizzazione del sito a Scanzano Ionico - relazione integrale
17. Studio Sogin per la localizzazione del sito a Scanzano Ionico - appendice finale
18. Workshop internazionale sul decommissioning degli impianti nucleari - Roma 2004
 
 
DOSSIER ITALIA
1. L' ecomafia dei rifiuti in Italia
2. Il traffico di materiale ferroso contaminato alle fonderie
3. Navi affondate e sospetti: i traffici di rifiuti pericolosi e radioattivi
4. La legge-delega sull'ambiente: effetti, personaggi, valutazioni
5. Il Ministro dell’Ambiente Matteoli: paralisi o no?

6. La costruzione del "sito unico": l'Impregilo e la B.N.L. in prima linea?
7. A Taranto una base USA per i sottomarini nucleari?
8. Il rischio attentati terroristici legati ai depositi di scorie radioattive
 
 
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1. La situazione in Europa dei rifiuti radioattivi
2. I depositi per lo smaltimento dei rifiuti nucleari nel mondo
3.
Il problema delle scorie radioattive in USA

4. Il problema delle scorie radioattive in Russia
5. L'impianto di Sellafield in Gran Bretagna per il trattamento di rifiuti nucleari
6.
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7. Il costo per la conservazione e lo smaltimento definitivo del materiale radioattivo
 
 
PROGETTI
        SPERIMENTALI
        E ALTERNATIVI
1. Lo smaltimento sotto i fondali marini
2.
La "trasmutazione" dei nuclei radioattivi a vita media-lunga in elementi stabili e il "motore" di Rubbia

3. Il Sole come discarica per le scorie nucleari
4. L'uso civile e bellico dell' uranio impoverito (il "prodotto di scarto")
5. Il batterio che ripulisce dalla radioattività
 

 


 

   

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