Workshop internazionale sul
decommissioning degli impianti nucleari (Roma 6-10
settembre 2004)
Si è tenuto a Roma dal 6 al 10 settembre
2004 presso l'Hotel Villa Pamphili (via della Nocetta 105) il
“Workshop internazionale sul decommissioning degli impianti nucleari"
organizzato dall’agenzia nucleare dell’OCSE (NEA, Nuclear Energy
Agency), dall’agenzia nucleare dell’ONU (IAEA, International Atomic
Energy Agency) e dalla Commissione Europea in collaborazione con SOGIN
e APAT.
Il meeting si è svolto sotto l'alto patronato del Presidente della
Repubblica e con il patrocinio dei Ministeri dell'Ambiente, delle
Attività produttive, dell'Economia e delle finanze, della Salute e
degli Esteri, della Regione Lazio e del Comune di Roma. Hanno
partecipato ai lavori circa 200 delegati tecnici dei 27 paesi dell’OCSE
con l'obiettivo di tracciare il punto sulle problematiche, le
metodiche e le tecnologie di smantellamento degli impianti nucleari e
di trattamento dei materiali radioattivi.
[1] L’obiettivo delle agenzie
internazionali e della Commissione Europea è stato quello di misurare
i progressi maturati nei paesi dell’OCSE dal 1999 (l’anno della
precedente edizione del workshop) sul piano delle tecnologie, delle
normative e delle politiche, e di evidenziare inoltre le problematiche
emergenti e gli aspetti di maggiore criticità. [2]
Nel “Workshop internazionale sul
decommissioning degli impianti nucleari", è stato espresso che
l’Italia deve operare per completare e aggiornare il quadro normativo
di riferimento e per snellire le procedure autorizzative. Ma la
temporanea mancanza di un deposito nazionale per i rifiuti
radioattivi, pur rimanendo un nodo da sciogliere, non deve ostacolare
lo smantellamento degli impianti, poiché è comunque possibile
procedere stoccando temporaneamente i materiali radioattivi nei
depositi temporanei già presenti o eventualmente realizzati ex novo
negli stessi siti. Lo smantellamento immediato comporta effetti
positivi quali la riduzione del rischio a livello locale, la
possibilità di utilizzare le conoscenze tecniche e la preparazione dei
dipendenti che hanno realizzato e gestito gli impianti e infine la
possibilità di rilasciare in tempi brevi parte dei siti per altri usi.
[3]
Tra i momenti che hanno avuto un
maggiore interesse (e che hanno anche portato a repliche polemiche)
vanno menzionati:
- La presentazione dei risultati del
sondaggio (commissionato alla società Civicom dalla Sogin) "La
Percezione del Rischio nei Siti Nucleari Italiani", effettuato
per valutare la percezione del rischio e conoscere le opinioni sui
temi della sicurezza e della gestione degli impianti nucleari nelle
aree giudicate a rischio per la presenza di installazioni nucleari
dismesse o in corso di smantellamento.
Alcuni dati:
- Popolazione residente nelle
seguenti aree territoriali:
Area 1: Vercelli, Trino e Saluggia
Area 2: Alessandria, Bosco Marengo
Area 3: Caorso e altri comuni limitrofi
Area 4: Bracciano, Anguillara Sabazia
Area 5: Borgo Sabotino, Latina
Area 6: Sessa Aurunca
Area 7: Matera, Rotondella
- Dimensione del campione: 4000
interviste equamente distribuite in 7 aree territoriali.
- Tecnica di rilevazione: Intervista
telefonica (CATI)
Il risultato (da alcuni considerato
"sorprendente") è che circa il 47% degli intervistati è
possibilista sul deposito unico nazionale nel luogo in cui vive. Cioè
si è detto favorevole se fosse sicuro e se servisse a creare lavoro e
sviluppo.
Il 53% invece ha detto no in ogni caso mentre il 4,4% pronuncia un sì
senza riserve. E comunque la decisione finale spetta a organi
governativi mentre il 12,6% tira in ballo gli amministratori locali e
il 7,5% il Parlamento. [4]
- In relazione alle affermazioni
del sottosegretario all' Ambiente Tortoli, che a quanto
riferiscono agenzie di stampa, nel corso del workshop avrebbe
riproposto Scanzano come il sito più idoneo allo smaltimento delle
scorie, pur ammettendo che la questione non è all'ordine del
giorno, il presidente della Regione Basilicata Filippo Bubbico
sottolinea che "si tratta di affermazioni che continuano a
denotare superficialità e improvvisazione". "E' davvero
sconcertante - osserva Bubbico - che, anziché dare attuazione alle
scelte del Parlamento e di nominare la Commissione prevista dalla
legge n. 368/2004, si ritorni ad evocare, seppure sottovoce, il
sito di Scanzano che nelle più autorevoli sedi scientifiche è
stato invece giudicato assolutamente inidoneo ad ospitare rifiuti
radioattivi". [5]
Sebbene successivamente lo stesso Tortoli aveva definito ''accantonata''
l'ipotesi del sito di Scanzano Jonico, una notizia diffusa dall'
Ansa il 17 settembre 2004 riporta le affermazioni fatte dal
Ministro delle Politiche agricole e forestali Gianni Alemanno
che ha incontrato in quei giorni il sindaco di Policoro (in
proviancia di Matera) Nicola Leopatriello. Un incontro, spiega
Alemanno in una nota, ''per riflettere sulle polemiche
sollevate dalle affermazioni del sottosegretario all'ambiente
Roberto Tortoli e per ribadirgli la nostra posizione di sempre,
contraria alla designazione di Scanzano Jonico come sito nazionale
di raccolta dei rifiuti radioattivi. Tale posizione del
governo italiano - aggiunge il ministro - è stata espressa con
chiarezza da una delibera già approvata dal consiglio dei ministri
e personalmente mi impegnerò a far sì che i termini della delibera
siano rispettati''. [6]
fonti:
comunicato stampa SOGIN del 1.9.2004 [1]
comunicato stampa SOGIN del 6.9.2004 [2]
comunicato stampa SOGIN del 9.9.2004 [3]
sondaggio SOGIN "La Percezione del Rischio nei Siti Nucleari
Italiani" +
http://www.cittadellaspezia.it/leggi_articolo.asp?id=5526 [4]
http://www.basilicatanet.it/news/article.asp?id=256549
[5]
http://www.ansa.it/ambiente/notizie/notiziari/governo/20040917094433077592.html
[6] |