I
depositi per lo
smaltimento dei rifiuti nucleari nel mondo
-
Lo smaltimento dei
rifiuti a bassa radioattività (o a vita breve)
-
Depositi definitivi per rifiuti radioattivi
a bassa attività. Riepilogo generale della situazione nei vari paesi
-
Depositi in fase di selezione del sito
-
Depositi
con sito
selezionato
-
Depositi in fase di progetto o di licensing
-
Depositi
in costruzione
-
Depositi in esercizio
-
Depositi in fase di chiusura
-
Depositi chiusi
-
Lo smaltimento dei
rifiuti ad alta attività (o a vita lunga)
A. Lo smaltimento dei rifiuti a bassa radioattività (o a vita breve)
Quando i rifiuti condizionati vengono depositati in un sistema di
smaltimento definitivo, il loro isolamento dalla biosfera deve essere
assicurato per tutto il periodo in cui dura la loro pericolosità. Tale
isolamento viene realizzato tramite barriere di contenimento poste in
serie, la cui funzione è di impedire la diffusione degli isotopi
radioattivi verso l’esterno del deposito. La prima di queste barriere è
costituita dallo stesso manufatto di condizionamento; barriere
addizionali dovranno essere fornite dal deposito stesso, e saranno di
tipo artificiale o naturale, o una combinazione delle due.
La sicurezza del deposito sia nel breve che nel lungo periodo si basa
quindi sull'affidabilità di queste barriere addizionali, la cui natura
dipende dalla severità del contenimento richiesto e da quanto a lungo
dovrà essere garantito.
Nel caso di rifiuti a bassa attività, che costituiscono circa il 95%
dell’intera produzione, l'isolamento deve essere garantito al massimo
per qualche secolo (trecento anni è il tempo che determina un
abbattimento dei livelli di radiazione di circa mille volte dei
radionuclidi a vita più lunga come il Cs-137 o lo Sr-90). Questo è un
periodo durante il quale è certamente possibile assicurare la
conservazione e la durata di barriere artificiali adeguatamente
progettate e messe in opera. Infatti, lo smaltimento dei rifiuti a
bassa attività è già praticato industrialmente mediante la collocazione
dei manufatti in strutture ingegneristiche di vario tipo, nella maggior
parte dei casi realizzate in superficie, (trincee, silos, tumuli)
costruite in calcestruzzo e con criteri che ne assicurano la
conservazione in tutte le condizioni prevedibili. Le unità di deposito,
una volta riempite con i rifiuti condizionati e sigillate con opportuni
accorgimenti, diventano nei sistemi più avanzati dei blocchi di
calcestruzzo di grande stabilità meccanica e chimica. In tal modo tra il
rifiuto radioattivo e l'ambiente esterno sono interposte almeno tre
barriere di protezione altamente affidabili, la cui conservazione per
qualche secolo non pone problemi di sorta. La sicurezza radiologica, e
cioè l’efficienza delle barriere e dell’isolamento, è continuamente
controllata da sistemi e reti di monitoraggio ambientali, estesi al
deposito ed alle aree circostanti, e attivi per tutto il periodo di
controllo istituzionale, al termine del quale il sito viene rilasciato
senza restrizioni. Oltre a ciò, i siti per la localizzazione di questi
depositi vengono scelti sulla base di indagini geografiche che tengono
conto di parametri generali e locali di idoneità, con l’obiettivo di
conferire al sito stesso una difesa supplementare e di non favorire
comunque la dispersione dei radionuclidi nell’ambiente anche dopo la
fine del periodo di controllo istituzionale.
Esistono casi in cui il sito ha caratteristiche tali da non richiedere
barriere artificiali di contenimento particolarmente severe, com’è il
caso dei siti desertici, caratterizzati da una quasi completa assenza di
precipitazioni e di falde significative.
Centri di deposito definitivo per rifiuti a bassa attività sono in
funzione o in progetto in tutti i paesi che detengono rifiuti
radioattivi di questo tipo. I più moderni e avanzati si trovano in
Francia, Spagna, Svezia, Giappone, Regno Unito, USA. Importanti progetti
sono in stato di avanzato sviluppo in Germania, Svizzera, ed in alcuni
paesi dell’Est europeo.
Il primo deposito per rifiuti radioattivi fu realizzato nel 1944 ad Oak
Ridge nel Tennessee. Si trattava di una trincea semplice riempita con
rifiuti solidi non condizionati. Attualmente lo smaltimento viene
effettuato in depositi superficiali realizzati con barriere artificiali
più o meno complesse, o in cavità sotterranee. Oltre 100 depositi
sono stati o sono operativi nei Paesi membri della IAEA e circa 50 sono
in fase di progetto più o meno avanzato.
La tendenza generale, nei depositi attualmente in progetto o costruzione
in paesi con climi non estremi, è quella di realizzare sistemi di
contenimento della radioattività utilizzando le seguenti barriere :
- la matrice di condizionamento;
- l’eventuale materiale di riempimento (backfilling);
- le strutture in calcestruzzo delle unità di deposito;
- sistemi di raccolta e drenaggio delle acque;
- le difese naturali del sito.
La maggior parte dei depositi realizzati nel mondo sono del tipo
superficiale (near surface), caratterizzati da strutture di isolamento
semplici o assenti del tutto o con strutture ingegneristiche di
contenimento, come quelli francesi, spagnolo, giapponese, inglese.
Depositi non superficiali per rifiuti a bassa attività sono realizzati o
previsti in cavità artificiali (depositi scandinavi) o in miniere
esistenti (soluzione proposta in Germania). In alcuni paesi vengono
presi in considerazione depositi geologici anche per i rifiuti a bassa
attività, nel senso che per essi viene proposto il deposito insieme con
quelli ad alta attività.
Una statistica approssimata della tipologia di depositi (inclusi quelli
in progetto o in
studio) è la seguente:
-il 20 % sono depositi superficiali con barriere semplici;
-il 70 % sono depositi con barriere multiple realizzati in superficie;
-il 7 % sono depositi in cavità sotterranee;
-il 3 % sono depositi in formazioni geologiche profonde.
I depositi superficiali con barriere semplificate sono
costituiti da trincee generalmente scavate in formazioni sabbiose o
argillose e localizzate in zone aride, ricoperte dopo la messa a dimora
dei rifiuti da uno strato di materiale naturale e attrezzate di drenaggi
semplificati (talora assenti nelle località desertiche). Esempi sono
costituiti dai depositi di Vaalputs (Sud Africa), di Hanford, Nevada e
Barnwell (USA).
I depositi superficiali con barriere ingegneristiche multiple
costituiscono le realizzazioni più recenti ed avanzate.
Esempi sono costituiti dai centri di La Manche e Aube (Francia), di El
Cabril (Spagna), di Rokkasho (Giappone). Il deposito britannico di Drigg,
inizialmente avviato con trincee scavate non rivestite, è stato
riadattato e prevede attualmente l’impiego di celle di deposito
parzialmente interrate e rivestite in calcestruzzo, destinate ad essere
sigillate con una copertura artificiale dopo il riempimento.
I depositi francesi e spagnolo sono costituiti da celle in calcestruzzo
fuori terra nelle quali i rifiuti condizionati vengono messi a dimora e
successivamente protetti con barriere (backfilling) costituite da malta
cementizia. e copertura in calcestruzzo.
In Giappone (sito di Rokkasho-mura) sono state realizzate celle in
cemento concettualmente simili a quelle dei depositi francese e
spagnolo, la cui principale caratteristica è la loro localizzazione in
un sito umido e acquitrinoso, che ha richiesto una particolare e
sofisticata difesa idrogeologica.
Nei Paesi dell’Ex Unione Sovietica ed in altri dell’Est europeo, i
depositi a bassa e media attività, sono stati costruiti negli anni ’60
e’70. I depositi sono stati realizzati con pareti in cemento armato a
doppio strato ed interposizione di bitume.
I casi più noti di depositi in cavità sotterranee sono
costituiti dai depositi scandinavi, resi possibili ed anche preferibili
a quelli superficiali dalla particolare geologia dell’intera area
scandinava, giacente su formazioni affioranti di granito dotate di
grande potenza e stabilità.
In Svezia il deposito di Forsmark per rifiuti a bassa e media attività
costituisce la realizzazione più spettacolare del suo genere, essendo
costituito da gallerie scavate alla profondità di 60 sotto il livello
del mar Baltico, a circa un chilometro dalla costa, ed accessibili
direttamente dalla terra ferma. In Finlandia è stato realizzato il
deposito di Olkiluoto con un concetto simile a quello svedese.
Un esempio di deposito in miniera è costituito dal
progetto in corso da anni in Germania, che prevede di utilizzare la
dimessa miniera di ferro di Konrad, nella Bassa Sassonia, caratterizzata
da condizioni eccezionalmente anidre e da grande stabilità geologica e
meccanica. Il progetto incontra peraltro gravi difficoltà di tipo
autorizzativo.
Per rifiuti a vita breve, i depositi in formazioni geologiche
profonde sono estremamente rari, e presi in considerazione, come
sopra richiamato, in quei paesi in cui è comunque prevista la
realizzazione di un deposito geologico per i rifiuti ad alta attività,
per le cospicue quantità detenute o previste di tale tipo di rifiuti
(depositi tedesco e britannico, tuttora allo stadio di individuazione
del sito). Un caso particolare è costituito dal deposito geologico in
una miniera di sale di Morsleben (Germania), ereditato dalla ex Germania
Orientale e chiuso nel 1998, concepito inizialmente per rifiuti a bassa
e media attività.
In Germania viene anche preso in considerazione attualmente lo
smaltimento dei rifiuti a bassa attività nel futuro deposito geologico
previsto per quelli ad alta attività.
Fino al 1998 (quando cambiò governo) il sito considerato era quello del
domo salino di Gorleben, in una formazione profonda delle Bassa
Sassonia, studiato da diversi anni. Il nuovo governo ha rimesso in
discussione il sito di Gorleben, peraltro dotato di ottime
caratteristiche, così come intende fare per quello di Konrad.
fonte: E.N.E.A.
|