Corte Costituzionale: il
Governo può decidere il sito della discarica nucleare, ma con un
coinvolgimento maggiore delle regioni
30-01-2005 - Le regioni d’ Italia hanno gli stessi obblighi e gli
stessi diritti nei confronti dell’ autorità di governo, dalle Alpi
allo Stretto di Messina, anche quando c’è da decidere dove piazzare
una discarica di scorie nucleari. Lo ha ricordato ieri la Corte
Costituzionale, dichiarando illegittime tre leggi regionali con le
quali la Sardegna, la Calabria e la Basilicata avevano stabilito che
il loro territorio è «denuclearizzato», precludendolo «al transito e
alla presenza di materiali nucleari provenienti da altri territori».
Per la Consulta, le Regioni non possono ostacolare insediamenti di
siti di stoccaggio di rifiuti radioattivi decisi dal governo, e non
possono nemmeno impedire il movimento di tale merce. Una delle
decisioni della Corte suprema riguarda in particolare la
localizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, che
doveva sorgere nel comune di Scanzano Jonico, la cittadina in
provincia di Matera che si era sollevata contro la decisione. Ormai
quella polemica è cessata, perchè il decreto sulla megadiscarica si
limita a stabilire che la messa in sicurezza delle scorie nucleari sia
«effettuata» in un «Deposito nazionale», che costituisce «opera di
difesa militare di proprietà dello Stato». Tuttavia, la sentenza
stabilisce che il governo ha il potere di dire la parola finale sulla
localizzazione del sito per la creazione del Deposito, coinvolgendo di
più le Regioni interessate dai lavori senza, tuttavia, attribuirle un
ruolo vincolante nella scelta.
A proposito delle leggi regionali che vietavano persino il transito di
scorie radioattive sui rispettivi territori, i giudici supremi sono
stati durissimi, negando la validità di un ragionamento che sembra
ispirato dal principio del «non nel mio giardino». Per Filippo Bubbico,
governatore della Basilicata, la sentenza sulla discarica di Scanzano
Jonico rappresenta tuttavia un motivo di soddisfazione: «Giudico
comunque importanti e ampiamente soddisfacenti le parti per le quali è
stato accolto il ricorso della Regione Basilicata, le quali attengono
appunto al riconoscimento degli spazi di autonomia delle comunità
locali e delle istituzioni regionali».
Dunque è stato accolto il ricorso
del governo contro le tre leggi con cui Basilicata, Calabria e
Sardegna avevano stabilito di chiudere il territorio regionale ai
rifiuti radioattivi, in quanto, secondo la Corte, “il problema dello
smaltimento dei rifiuti pericolosi non può essere risolto in base ad
un criterio di autosufficienza delle singole regioni” che non può
tradursi in un “impedimento insormontabile alla realizzazione di
impianti necessari per una corretta gestione del territorio”. In
ogni caso, ha precisato la Corte, ogni scelta su queste materie non
può prescindere “dal coinvolgimento della singola regione interessata”
fermo restando che “in caso dissenso irrimediabile” allo Stato resta
il potere di decidere autonomamente.
Ma inoltre
la Corte Costituzionale ha accolto in parte il ricorso presentato
dalla regione Basilicata contro il cosiddetto "decreto Scanzano”.
“Pur riservandomi di approfondire tutti gli aspetti e le implicanze
della pronunzia della Corte Costituzionale, giudico importanti e
ampiamente soddisfacenti le parti per le quali è stato accolto il
ricorso della regione Basilicata, le quali attengono appunto al
riconoscimento degli spazi di autonomia delle comunità locali”. Questo
il primo commento del presidente della regione Basilicata, Filippo
Bubbico, dopo la sentenza del 13 gennaio con cui la Corte
Costituzionale ha accolto in parte il ricorso presentato dalla regione
Basilicata contro il cosiddetto "decreto Scanzano”, sostenendo che l’
ultima parola sulla scelta del sito nazionale spetta al governo, anche
se con un coinvolgimento maggiore delle regioni, mentre la Basilicata
sosteneva la totale incostituzionalità.
fonte:
notizia da "Il Messaggero"
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