Il documento presente in questa pagina è
la relazione integrale e originale (escluse le appendici finali e
le note a pie' di pagina) effettuata dalla Sogin per la
localizzazione del sito unico nazionale per la raccolta delle scorie
nucleari.
(elaborato PDN RT 002 - Rev. 0
- Pag. totali 114)

per le appendici finali della relazione integrale
e originale effettuata dalla Sogin
per conoscere il parere su tale studio
espresso dal Presidente del C.N.R. - prof. Carlo Rubbia - in Commissione
Ambiente alla Camera dei Deputati in data 25.11.03
STUDIO PER LA
LOCALIZZAZIONE DI UN SITO PER IL DEPOSITO NAZIONALE CENTRALIZZATO DEI
RIFIUTI RADIOATTIVI
SOMMARIO
1
-
Premessa
2 -
Indirizzi
istituzionali
3 -
Studi e ricerche pregresse in ambito nazionale
4 -
Criteri generali di sicurezza
5 -
Recuperabilità
dei rifiuti radioattivi
6 -
Inventario dei
rifiuti radioattivi di II categoria
7 -
Inventario dei
rifiuti radioattivi di III categoria
8 -
Metodologia di selezione di un sito profondo in
formazione salina
9 -
Applicazione
della procedura della selezione del sito
10 -
Caratteristiche
sismiche e gro-idrologiche del sito di Scanzano Jonico
11 -
Caratteristiche
ambientali e territoriali dell'area di Scanzano Jonico
12 -
Piano
preliminare di validazione della scelta del sito
13 -
Conclusioni
3 STUDI E
RICERCHE PREGRESSE IN AMBITO NAZIONALE
3.1 Premessa
Sistemare definitivamente i rifiuti radioattivi significa isolarli dalla
biosfera per il tempo necessario a consentire il decadimento della
radioattività in essi presente fino a livelli confrontabili con quelli
naturali. Sistemazione definitiva significa anche esclusione di carichi
sanitari e gestionali indebiti per le generazioni future.
L’isolamento dei rifiuti avviene tramite combinazioni di barriere
naturali e artificiali con tipologie e proporzioni reciproche variabili
a seconda delle opzioni di deposito prescelte e dei caratteri
fisico-ambientali del territorio sede di tali strutture.
L’isolamento si pone in termini temporali assai distanti per i due
gruppi di rifiuti prodotti dalle attività nucleari: centinaia di anni
per un primo gruppo, decine o centinaia di migliaia di anni per un
secondo gruppo.
La normativa tecnica nazionale identifica tali gruppi di rifiuti
rispettivamente nella seconda e nella III categoria della
classificazione rinvenibile nella GT N. 26, dove i rifiuti radioattivi
sono così classificati:
- Rifiuti di II categoria: rifiuti a bassa e media attività che
contengono essenzialmente radio- nuclidi con tempi di dimezzamento
uguali o inferiori a 30 anni, e una quantità assai limitata di
radionuclidi a lunga vita, così da raggiungere, nell’arco di alcune
centinaia di anni, con- centrazioni di radioattività paragonabili a
quelle del fondo naturale. In particolare, la loro concentrazione di
radioattività, a seguito dei processi di trattamento e condizionamento,
non deve superare, all’atto dello smaltimento, i valori indicati nella
Tabella 1 della Guida Tecnica n. 26 dell’APAT. Il loro smaltimento può
essere effettuato in depositi definitivi di tipo superficiale o
sub-superficiale a bassa profondità.
- Rifiuti di III categoria: rifiuti ad alta attività e/o contenenti
quantità significative di radionuclidi a lunga vita, la cui
concentrazione di radioattività, a seguito dei processi di trattamento e
condizionamento, supera, all’atto dello smaltimento, i valori indicati
nella Tabella 1 della Guida Tecnica n. 26 dell’APAT. Tale categoria può
includere anche il combustibile irraggia- to, qualora rientri nella
definizione di “rifiuti radioattivi” secondo l’art. 4 comma 3 lettera i
del D.L.vo n. 241/00. Lo smaltimento di tali rifiuti è effettuato in
formazioni geologiche stabili ad elevata profondità.
Per l’isolamento dei rifiuti a bassa e media attività e a breve tempo di
decadimento (II categoria) sono adottate nel mondo varie configurazioni
di deposito e varie ubicazioni ambientali (vedasi successivo capitolo
5). Realizzazioni sopra la superficie topografica, a piccola profondità
o in preesistenti cavità soddisfano l’esigenza di sistemazione
definitiva.
Per l’isolamento dei rifiuti ad alta attività e/o a lungo tempo di
decadimento (III categoria) esiste un largo e consolidato consenso in
ambito scientifico che la soluzione più idonea sia quella del- lo
smaltimento geologico, e cioè il confinamento dei rifiuti in formazioni
geologiche profonde ritenute idonee ad assicurare l’isolamento per i
tempi necessari al decadimento. Mentre su scala mondiale sono operativi
o in fase di approntamento numerosi laboratori sotterranei per validare
ulteriormente tale soluzione, l’unico esempio al mondo di applicazione
dello smaltimento geologico su scala significativa di rifiuti
radioattivi ad alta attività e/o a lunghissima vita media è quello del
deposito statunitense denominato WIPP (Waste Isolation Pilot Plant) in
cui vengono inviati tutti i rifiuti contenenti elementi transuranici a
lunghissima vita media prodotti negli USA nel quadro dei programmi
militari.
In ambito nazionale, le attività relative alla sistemazione definitiva
dei rifiuti radioattivi hanno avuto una evoluzione parallela a quella
delle attività nucleari; in particolare:
- negli anni Settanta e Ottanta, quando si prevedeva un forte impegno
nazionale nell’utilizzazione del nucleare da fissione come fonte
energetica, l’attenzione è stata princi- palmente rivolta allo studio
delle possibili soluzioni (smaltimento geologico) per i rifiuti di III
categoria che la realizzazione di tale programma avrebbe prodotto in
quantità non trascura- bili;
- dalla metà degli anni Novanta, la mancata realizzazione del suddetto
programma e la chiu- sura degli impianti nucleari esistenti ha
focalizzato maggiormente l’attenzione sulla sistema- zione definitiva
(in superficie o sub-superficie) della grande quantità di rifiuti
radioattivi di II categoria derivanti sia dalla loro passata gestione
che dal loro smantellamento.
Ultimamente, sulla base dell’indirizzo governativo di concentrare
l’attenzione su una soluzione possibilmente unitaria per tutte le
categorie di rifiuti radioattivi, si è potuto far riferimento all’intero
patrimonio di studi sulla sistemazione definitiva dei rifiuti
radioattivi accumulato in am- bito nazionale negli scorsi decenni.
Qui di seguito si riporta una descrizione sintetica dei suddetti studi.
3.2 Attività dell’ENEA sullo smaltimento geologico
dei rifiuti di III categoria
Un notevole impegno è stato esercitato nello studio delle soluzioni
concettuali e sitologiche per la sistemazione dei rifiuti ad alta
attività e/o a lunga vita (III Categoria). Un apposito “Progetto
Smaltimento Geologico Rifiuti Radioattivi” è stato istituito dall’ENEA
(allora CNEN) nel 1978. Le attività furono successivamente intensificate
in occasione della partecipazione italiana ai pro- grammi comunitari che
hanno permesso lo sviluppo di ricerche sistematiche e coordinate a livello
internazionale.
Alla metà degli anni ’70 il CNEN aveva già avviato, in cooperazione con
il Servizio Geologico Nazionale e nell’ambito del progetto della
Comunità Europea per la “gestione e stoccaggio dei rifiuti radioattivi“
(contratto CNEN-EURATOM 022-76-9 WASI), uno studio delle formazioni geologiche
presentanti caratteristiche favorevoli allo smaltimento dei rifiuti
radioattivi solidi ad alta attività e/o a lunga vita. Lo studio
riguardava l’esame delle formazioni cristalline granitiche, argillose in
senso lato e quelle saline (giacimenti di salgemma).
Le conclusioni dello studio sono state recepite del documento della
Commissione delle Comuni- tà Europee: “European catalogue of the
geological formations having favourable characteristics for the disposal
of solidified high level and/or long lived radioactive wastes” del
Settembre 1979, il cui Capitolo 7 è interamente dedicato all’Italia.
Nel complesso, le attività sono state svolte nel periodo 1976-’89 e
hanno interessato 6 tematiche principali: studi geologico-territoriali;
evidenze naturali delle capacità di barriera idrologica e geochimica
delle argille, sperimentazioni in laboratorio, studi e sperimentazioni
in sito, studi di ingegneria e analisi di sicurezza.
Va ricordato in particolare il contribuito scientifico dell’ENEA alla
identificazione e allo studio dei cosiddetti “analoghi naturali” quali
strumenti di validazione del concetto di smaltimento geologico, oggi
largamente utilizzati nelle analisi di sicurezza a lunghissimo termine
dei siti.
In particolare l’applicazione degli analoghi naturali presenti sul
territorio italiano è stata focalizzata sulle formazioni argillose
poiché, nella ripartizione dei compiti tra i Paesi partecipanti ai
programmi comunitari, l’ENEA indirizzava l’impegno verso queste
formazioni. I risultati di studio hanno permesso di dimostrare le
eccezionali proprietà dell’argilla quale contenitore geologico dei
rifiuti a lunga vita. Tali proprietà possono risultare utili sia nel
caso il deposito dei rifiuti radioattivi venga realizzato in una
formazione di argilla, sia nel caso la formazione di argilla inglobi la
formazione salina ospitante direttamente il deposito.
3.3 Studi e ricerche dell’ENEA sul deposito
definitivo dei rifiuti di II categoria
La prima azione svolta dall’ENEA per la ricerca di siti di sistemazione
dei rifiuti di II categoria ha avuto luogo negli anni ‘70. Il progetto,
denominato “Destinazione Ultima Rifiuti Radioattivi” (DURA), era
focalizzato soprattutto sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi
provenienti dalle attività di ricerca.
Furono effettuate limitate attività di indagine, a livello di studio
concettuale preliminare, su alcune piccole isole del Meridione, ma tali
attività vennero ben presto abbandonate.
Alla fine degli anni Settanta l’ENEA eseguì un’indagine preliminare
sulla possibilità di utilizzazione di alcuni siti del Demanio Militare
in via di alienazione, ma da tale analisi non emersero, all’epoca,
risultati significativi.
Alla metà degli anni Ottanta venne richiesto all’ENEA di individuare un
sito per lo stoccaggio di
10.000 m3 di rifiuti condizionati a bassa attività di proprietà
dell’ENEL. L’ENEA individuò tre tipo- logie di possibili situazioni
sitologiche:
– rilievi a sommità pianeggiante, arealmente delimitati, chiusi in basso
da complessi litolo- gici permeabili di varia natura, con falda locale
profonda sostenuta da substrati imper- meabili; di tali situazioni è
stata redatta una carta di tutto il territorio italiano;
– cave di argilla a fronte molto inclinato, con spessore di argilla al
retrofronte sufficiente all’escavazione di gallerie di volume adeguato a
soddisfare la necessità indicata;
– gallerie ferroviarie abbandonate e miniere esaurite.
I risultati delle elaborazioni cartografiche e delle verifiche in sito
furono raccolti in un rapporto consegnato al Ministero dell’Industria.
Non ci fu tuttavia alcun seguito.
Nel 1988 l’ENEA-DISP si occupò della verifica dell’idoneità di alcune
decine di aree del Demanio Militare per l’eventuale ubicazione di un
deposito finale per i rifiuti di II categoria. Si arrivò al- la
individuazione di quattro siti idonei, all’epoca occupati da depositi di
munizioni dimessi o in via di dismissione, che furono elencati in ordine
decrescente di preferenza. Di questi quattro siti, i primi due erano
ritenuti particolarmente raccomandabili ai fini della realizzazione del
deposito definitivo per i rifiuti di II categoria. Anche in questo caso
l’iniziativa non ebbe alcun seguito pratico.
3.4 La Task Force Sito dell’ENEA
Nel 1996, dando seguito alle raccomandazioni espresse in tal senso dalla
Sezione Nucleare della Commissione Grandi Rischi del Dipartimento della
Protezione Civile, l’ENEA ha costituito per la prima volta nell’ambito
della propria struttura operativa una task force (Task Force Sito, TFS)
specificamente operante per la individuazione del sito nazionale per il
deposito definitivo dei rifiuti di II categoria.
L’incarico specifico della TFS è stato quello di intraprendere le azioni
di natura progettuale e si- tologica dirette alla progettazione di
sistemi di deposito adeguati alla situazione italiana e alla
individuazione e messa a punto di una metodologia per la selezione e la
qualificazione di siti i- donei ad ospitare i sistemi di deposito.
La prima azione svolta dalla TFS è stata la preparazione di uno studio
di fattibilità, a livello di esercizio teorico, relativo alla
localizzazione del deposito in due siti del demanio militare scelti tra
quelli che erano stati oggetto di investigazione preliminare da parte
dell’ENEA-DISP negli anni 1988-1989. Gli obiettivi dello studio erano di
tipo generale, cioè diretti non a verificare in via preliminare
l’idoneità dei due siti, ma a identificare una metodologia di
valutazione dei siti e di verifica dell’impatto ambientale.
Tale metodologia, nota come performance assessment o safety assessment e
mai applicata in Italia per installazioni di questo tipo, si basa
sull’uso di modelli di calcolo che consentono la determinazione
dell’impatto ambientale derivante da una determinata soluzione
ingegneristica di deposito, noti i dati di base della configurazione
geografica del sito.
Lo studio è stato completato nel febbraio 1998. Sulla base dei risultati
e delle problematiche in esso individuate, e tenuto conto dei compiti
assegnati, la TFS ha avviato a partire dal 1998 le seguenti azioni:
– azioni dirette alla definizione dell’inventario nazionale dei rifiuti
radioattivi;
– azioni dirette allo studio delle barriere artificiali di confinamento
dei rifiuti radioattivi;
– progettazione concettuale del sistema di deposito, con inclusione del
sistema di immagazzinamento dei combustibili irraggiati e dei rifiuti
condizionati di III categoria;
– azioni dirette alla individuazione di una metodologia per lo
svolgimento di indagini di tipo geografico mirate alla individuazione e
valutazione preliminare di siti o aree geografiche;
– azioni dirette all’acquisizione e sviluppo di una metodologia
qualificata per le analisi di sicurezza e di impatto ambientale
(performance assessment) del sistema di deposito;
– azioni dirette alla predisposizione di documenti informativi per la
diffusione su larga scala (“general public”) delle informazioni sui
rifiuti radioattivi e sul deposito definitivo.
A coronamento degli studi effettuati, nel 2001 la TFS ha sottoposto all’ANPA
(ora APAT) una prima versione del “Progetto concettuale e di sistema del
centro di deposito definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa attività”,
allo scopo di avviare con l’autorità di sicurezza nucleare un confronto
preliminare sulla valutazione e accettabilità dei criteri guida, delle
metodologie di analisi di sicurezza e delle scelte tecnologiche assunti
a riferimento.
Nel 2002 la TFS ha esteso anche alla valutazione preliminare
dell’opzione sub-superficiale (deposito definitivo da realizzare in
sotterraneo a bassa profondità) gli studi che fino al 2001 erano
focalizzati essenzialmente su un deposito definitivo ingegneristico di
tipo superficiale. Contemporaneamente è stata portata a termine, con
l’applicazione di criteri di esclusione e/o di preferenza sempre più
stringenti, l’identificazione sul territorio nazionale di una serie di
aree proponibili per un impianto esclusivamente di tipo superficiale.
Tali aree, inizialmente in numero di oltre 200, sono state
successivamente ridotte a una trentina, da indagare ulteriormente attraverso
fasi di caratterizzazione e qualificazione.
Per un panorama più completo e
aggiornato delle attività e delle pubblicazioni ENEA è possibile la
consultazione del sito web al seguente indirizzo:
http://www.casaccia.enea.it/gsp3
3.5 Il Gruppo di Lavoro della Conferenza
Stato-Regioni
Su iniziativa del Ministero dell’Industria, in parallelo all’emissione
da parte dello stesso Ministero del documento “Indirizzi strategici per
la gestione degli esiti del nucleare”, che costituisce tuttora il
riferimento di politica nazionale in materia di gestione dei rifiuti
radioattivi e disattivazione degli impianti nucleari, venne formalizzato
alla fine del 1999 il già ricordato “Accordo tra Governo, Regioni e
Province autonome di Trento e Bolzano per la definizione e
l’allestimento di alcune misure volte a promuovere la gestione in
sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti in Italia”. Nell’ambito di
tale accordo viene stabilita la creazione di un “Gruppo di lavoro sulle
condizioni per la gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi” con il
compito di sottoporre all’approvazione della Conferenza Stato-Regioni un
documento contenente:
– lo stato dell’arte in ordine agli studi e alle ricerche prodotti per
la localizzazione e realizzazione del deposito, con eventuale
prospettazione dei punti critici e degli argomenti di approfondimento;
– proposte inerenti:
- le iniziative di informazione e gli
strumenti di confronto e coinvolgimento delle popolazioni e degli enti
locali;
- le procedure per la scelta del sito e
gli strumenti di raccordo, con eventuale modificazione o nuova
costituzione di forme di cooperazione strutturali e/o funzionali, che
consentano la collaborazione e l’azione coordinata tra i diversi
livelli di governo e di amministrazione, con evidenziazione delle
soluzioni atte ad assicurare una maggiore semplificazione ed efficacia
dell’azione amministrativa;
- le soluzioni e gli strumenti volti a
promuovere e realizzare le condizioni per l’armonico inserimento del
deposito nel contesto territoriale circostante.
Il rapporto redatto dal Gruppo di Lavoro, approvato dalla Conferenza
Stato-Regioni nella seduta del 31 gennaio 2002, è stato frutto di un
considerevole sforzo di raccolta, elaborazione, valutazione critica e
riorganizzazione di informazioni a livello sia nazionale che
internazionale, e quindi di preziosissima consultazione ai fini della
realizzazione del deposito definitivo.
Le analisi riportate nel
documento riguardano, in particolare:
– l’impatto ambientale del deposito definitivo;
– il quadro normativo e legislativo generale (non solo per gli aspetti
tipicamente nucleari);
– l’eventuale possibilità di valorizzare, per il deposito nazionale dei
rifiuti radioattivi, l’esperienza nazionale in materia di rifiuti non
radioattivi (pericolosi o tossico-nocivi);
– gli obiettivi di sicurezza e radioprotezione nazionali e
internazionali;
– il concetto di “reversibilità” e di “recuperabilità”;
– le esperienze internazionali più significative;
– le procedure per la localizzazione;
– le misure di accompagnamento;
– le iniziative per l’informazione e gli strumenti di confronto e
coinvolgimento delle popolazioni e delle autorità locali.
Le conclusioni più significative possono essere così sintetizzate:
– emerge rafforzata l’opzione di un sito unico, centralizzato a livello
nazionale, in cui collo- care sia il deposito definitivo dei rifiuti di
II categoria sia il deposito temporaneo per i rifiuti di III categoria e
per il combustibile irraggiato;
– occorre colmare le lacune tuttora presenti nella redazione
dell’inventario nazionale dei rifiuti radioattivi;
– deve essere seguita con interesse e attenzione l’opzione della
recuperabilità dei rifiuti;
– devono essere considerate sia la soluzione superficiale che quella
sub-superficiale o in caverna;
– devono essere poste in atto tutte le misure finalizzate alla
partecipazione il più allargata possibile nel processo decisionale della
selezione e scelta del sito;
– in tale ambito, essenziale è la diretta responsabilizzazione della
Conferenza Unificata, in particolare per la definizione dei criteri di
scelta;
– nell’ambito delle misure di accompagnamento, la realizzazione del
deposito va presenta- ta come facente parte di un “Progetto di sviluppo
integrato del centro e del territorio”; in particolare, si tratta di un
centro di alta specializzazione, in cui il deposito fa parte di un
progetto assai più articolato, comprendente, ad esempio:
- laboratori specializzati nella
caratterizzazione dei materiali radioattivi;
– attività di ricerca nel campo della gestione e sistemazione dei
rifiuti radioattivi ed in particolare dei rifiuti di III categoria;
- attività nel campo dei controlli e
della caratterizzazione ambientali, come estensio- ne dei controlli
ambientali radiometrici comunque da effettuare nel centro e nei din-
torni, (sorveglianza fisica e medica della radioprotezione) inclusa la
formazione e la qualificazione di operatori specializzati;
- attività di studio, ricerca,
sperimentazione e modellistica, per il mantenimento di una cultura
nazionale nel campo della radioprotezione;
- attività di ricerca e sviluppo
tecnologico nel campo del condizionamento dei rifiuti pericolosi,
della qualificazione di materiali e manufatti, degli interventi
robotizzati in ambienti ostili, ecc.;
- gestione di un centro di informazione
e documentazione e di un centro congressi.
Per una informazione più completa sul
rapporto del Gruppo di Lavoro si segnalano i seguenti siti web:
http://www.casaccia.enea.it/conferenza-statoregioni
http://www.palazzochigi.it/Conferenze/c_stato_regioni/Atti/dettaglio.asp?d=15808
3.6 Le attività SOGIN
A partire dalla fine del 2001 e fino a tutto il 2002 un gruppo di lavoro
costituito all’interno della SOGIN ha effettuato uno studio preliminare
sulla fattibilità dello smaltimento dell’inventario dei rifiuti
radioattivi italiani a bassa attività in un deposito di tipo
superficiale.
Lo studio è articolato nella trattazione dei seguenti argomenti
principali:
– principi generali di riferimento a livello internazionale;
– inventario dei rifiuti;
– criteri di radioprotezione, criteri per la selezione;
– deposito di tipo superficiale;
– recuperabilità dei rifiuti;
– valutazioni di sicurezza a lungo termine (performance assessment).
Lo studio ha messo in evidenza:
– quali sono i radioisotopi che risultano più rilevanti ai fini delle
valutazioni di sicurezza;
– la possibilità di collocare nel deposito anche alcune tipologie di
rifiuti classificati di III categoria (ad esempio, la grafite del
reattore di Latina) senza che ciò comprometta il rispetto dei requisiti
di sicurezza a lungo termine;
– la primaria importanza delle caratteristiche fisiche e geochimiche del
sito, al di là della funzione di isolamento delle barriere
ingegneristiche;
– la necessità di una più puntuale definizione dell’inventario
nazionale, con particolare ri- ferimento ai radionuclidi più “critici”
ai fini delle valutazioni di sicurezza.
3.7 Le attività ANPA (oggi APAT)
Negli ultimi anni, in previsione degli sviluppi delle attività, anche a
livello preliminare, relative al deposito definitivo, sono state avviate
dall’ANPA (oggi APAT) le seguenti iniziative:
– inventario nazionale dei rifiuti radioattivi già esistenti nei vari
impianti, informatizzato tra- mite database interattivo e continuamente
aggiornabile;
– programma di calcolo “RainMan” per la stima delle quantità di rifiuti
prodotti dalla disatti- vazione degli impianti, in funzione dei vari
parametri di riferimento (soluzioni processisti- che e tecnologiche
adottate, tipologia dei contenitori, livelli di rilascio, ecc.);
– raccolta presso le più autorevoli fonti internazionali dello stato
dell’arte sulle tecnologie, le procedure di analisi di sicurezza e le
relative modellizzazioni adottate, con particolare riferimento agli
obiettivi fondamentali di sicurezza e radioprotezione (“commessa radio-
protezionistica”), ai requisiti generali del sito, ai requisiti generali
delle barriere, alle me- todologie di valutazione di sicurezza, alle
procedure di licensing, in vista della predispo- sizione di una
specifica Guida Tecnica;
– avvio di iniziative per la formazione-informazione della pubblica
opinione sulle problema- tiche relative alla messa in sicurezza dei
rifiuti radioattivi:
3.8 Le attività del Commissario Delegato
Con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 14 febbraio
2003 è stato dichiarato lo stato di emergenza nelle aree di Lazio,
Campania, Emilia Romagna, Basilicata e Piemonte che ospitano le
installazioni nucleari italiane. La suddetta decisione è stata assunta a
fronte dei seguenti fattori, connessi con la presenza di importanti
quantità di rifiuti e materiali radioattivi nelle centrali
elettronucleari, negli impianti di ricerca e industriali del ciclo del
combustibile nucleare dimessi:
– aggravamento del rischio derivante dalla situazione di crisi
internazionale;
– aggravamento del rischio di eventi alluvionali;
– necessità di iniziative straordinarie e urgenti per lo smaltimento dei
materiali radioattivi giacenti;
– necessità di centralizzare i poteri relativi alla messa in sicurezza
degli impianti a rischio.
In tale contesto, l’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei
Ministri n. 3267 del 7 marzo
2003 ha attribuito la carica di Commissario Delegato alla sicurezza
nucleare al Presidente di SOGIN, Gen. Prof. Carlo Jean, e ha precisato i
compiti, l’organizzazione, le modalità di finanziamento e i controlli
per il raggiungimento degli obiettivi di cui al DPCM.
Tra queste azioni prioritarie, il punto centrale e condizionante per il
raggiungimento del necessario livello di sicurezza è la sistemazione
definitiva dei rifiuti radioattivi prodotti durante l’esercizio degli
impianti nucleari e che saranno prodotti dallo smantellamento delle
stesse installazioni.
Per la risoluzione di questo problema è indispensabile e urgente la
scelta di un sito ove realizzare il deposito e i relativi impianti per
– il deposito definitivo dei rifiuti a media e bassa attività e a breve
vita (II categoria nella classificazione prevista dalla Guida Tecnica n.
26 dell’APAT), che rappresentano volumetricamente la quantità principale
di rifiuti;
– lo stoccaggio temporaneo in bunker dei rifiuti ad alta attività e/o a
lunga vita (III categoria) e del combustibile irraggiato.
A tal fine l’OPCM n. 3267/2003, all’art. 1 comma 6, prevede
espressamente quanto segue:
“Il Commissario delegato provvede, d’intesa con la Conferenza dei
Presidenti delle Re- gioni e delle Province autonome di Trento e
Bolzano, a porre in essere ogni iniziativa uti- le per la
predisposizione di uno studio volto a definire soluzioni idonee a
consentire la gestione centralizzata delle modalità di deposito dei
rifiuti radioattivi”.
In applicazione del disposto dell’OPCM n. 3267, il Commissario Delegato
ha costituito in data
11 aprile 2003 un gruppo di lavoro (nel seguito denominato GDL) del
quale fanno parte esperti SOGIN, ENEA e delle università italiane con la
partecipazione dell’APAT in veste di osservato- re.
Il GDL, utilizzando gli studi già svolti da ENEA, SOGIN, APAT e Gruppo
di Lavoro Stato- Regioni, si è posto l’obiettivo di fornire il quadro
dei presupposti tecnico-scientifici derivanti dalle linee guida
internazionali per l’individuazione di uno o più siti di riferimento da
sottoporre alle previste operazioni di qualifica per la scelta
definitiva del sito di deposito.
Per la predisposizione dello studio, il Gruppo di lavoro si è avvalso
del supporto del Ministero dell’Ambiente, del Dipartimento della
Protezione Civile, del Ministero delle Attività Produttive.
Il GDL ha orientato lo studio alla definizione di una procedura per la
localizzazione di un deposito definitivo per i rifiuti di II categoria
facendo riferimento alle tipologie di deposito ingegneristico
superficiale o sub-superficiale (sotterraneo a bassa profondità) in
formazioni di argilla o granito.
Le attività del GDL sono state monitorate e commentate, nel corso dello
svolgimento dei lavori, dal Comitato Scientifico di SOGIN, composto di
eminenti scienziati nel settore delle attività nucleari.
Lo studio è stato presentato in data 16 giugno 2003 alla Conferenza dei
Presidenti delle Regioni e della Province Autonome. In data 24 luglio
2003 il Presidente della Conferenza comunicava che la stessa aveva
ritenuto di dover sospendere l’esame della procedura in attesa di
chiarimenti in merito alla possibilità di esportazione totale dei
materiali radioattivi.
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