Zona NucleareIl sito unico nazionale per la raccolta delle scorie nucleari ,
la Sogin, i Personaggi, le Norme, il business dei rifiuti radioattivi,
le situazioni ambigue di una vicenda attorno cui girano Miliardi di Euro

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Il sito unico nazionale per la raccolta delle scorie nucleari , la Sogin, i Personaggi, le Norme, il business dei rifiuti radioattivi  italiano

    The only national site for collection of nuclear wastes in Italy, Sogin, Personages, Rules, radioactive wastes business  english
    Le seul site national pour la récolte des déchets nucléaires en Italie, le Sogin, les Personnages, les Règles, le business des déchets radioactifs  francais
    イタリアにおける国の統合核廃棄物処分場、la Sogin(核施設管理株式会社)、重要人物、法規、放射性廃棄物ビジネス  japanese
    El único “sitio nacional” por la recolección de la basura nuclear en Italia, la SOGIN, los personajes, las normas, el negocio de los desechos radiactivos  espanol
    Einziges Atommüll-Endlager in Italien, die SOGIN, die Mitwirkenden, die Normen, der Business des radioaktiven Abfalls  deutsch

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1. I.A.E.A. report of nuclear power development in Italy
2. What is SOGIN - Nuclear Plant Management?
3. What is ANPA (now called APAT)?
4. Decommissioning in Italy - National fact sheet
5. Status of decommissioning activities of Italian Nuclear Power Plants
6. More info about Scanzano Jonico (or Ionico) and nuclear waste repository
7. Italy to send nuclear waste abroad for disposal and UK to keep foreign nuclear waste


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La Commissione Scalia



E' una commissione parlamentare (bicamerale) d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse che il 29 aprile 1999 approva all’unanimità un documento sulla “strategie d’intervento per la disattivazione degli impianti nucleari e per la sistemazione dei rifiuti radioattivi".
La commissione prende il nome dal relatore e presidente Massimo Scalia

Un documento unico questo prodotto dalla commissione d'inchiesta presieduta da Massimo Scalia. Per la prima volta viene tracciato un quadro completo e dettagliato delle scorie radioattive presenti nel nostro paese. Le censisce, ne spiega la pericolosità, dà conto dell'attività di studio e ricerca compiuta dai commissari, propone come risolvere il problema. Bisogna individuare e costruire un apposito "sito" che abbia appunto lo scopo di raccogliere e rendere inoffensivi questi materiali. Materiali che provengono dalle centrali nucleari chiuse dopo il referendum del 1987 (Latina, Caorso, Trino Vercellese), ma anche da attività di studio e ricerca. Per individuare, costruire e gestire il sito la commissione di Scalia (è stato lo stesso presidente a svolgere funzioni di relatore per questa indagine) propone la costituzione di un'apposita agenzia, l'Agenzia nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi (ANGERIR), che dovrà, appunto, "realizzare e gestire il sito o i siti nazionali per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi a media e bassa attività da chiunque prodotti o detenuti, ivi compresi quelli provenienti dallo smantellamento degli impianti" nucleari dismessi. La commissione propone, per la costituzione dell'Agenzia, un testo di 18 articoli che ne prevede nel dettaglio compiti e poteri. I tempi sono lunghi.  [1]


(segue ora una breve e sintetica raccolta di importanti passi del documento. Le parti in evidenza meritano una attenta lettura)  [2]


  1. Sintesi sullo svolgimento dei lavori e Premessa
     
  2. Sintesi dei punti salienti del documento
     
  3. Indice di tutto il documento


B. Sintesi dei punti salienti del documento

1.1) La classificazione dei rifiuti radioattivi

[...] La classificazione, cui per semplicità si fa riferimento nel testo, va guardata secondo gli orizzonti temporali nei quali avviene il decadimento degli elementi radioattivi.
Prima categoria, o rifiuti a bassissima radioattività: in questa categoria sono classificati i rifiuti la cui radioattività decade in un tempo massimo di qualche anno a livelli di radioattività di qualche disintegrazione per secondo (Bequerel, Bq) per grammo (Bq/g) e soddisfano le condizioni poste nel decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230. Quando raggiungono tale condizione, questi rifiuti possono essere smaltiti come rifiuti convenzionali, secondo il decreto legislativo 22 del 1997.
Seconda categoria, o rifiuti a bassa e media radioattività: sono compresi in questa categoria i rifiuti la cui radioattività decade entro alcune centinaia di anni alla concentrazione totale dell'ordine di alcune centinaia di Bq/g. Per concentrazione totale si intende la somma delle concentrazioni di radioattività dovute a tutti gli elementi radioattivi presenti nel rifiuto.
Terza categoria, o rifiuti ad alta attività e/o lunga vita media: tutti i rifiuti non ricompresi nelle prime due categorie. I tempi per i quali la radioattività permane a livelli radiologicamente significativi sono dell'ordine sino alle centinaia di migliaia di anni. In tale categoria ricade il combustibile nucleare irraggiato (o esaurito), cioè il combustibile già impiegato nelle centrali nucleari, i rifiuti ad alta attività vetrificati provenienti dalle operazioni di riprocessamento del combustibile ed i rifiuti che contengono elementi radioattivi a vita lunga e lunghissima in concentrazioni superiori a quelle ammesse per la II categoria.
In termini di volume di rifiuti, la II categoria costituisce oggi circa il 68 per cento del totale (inclusa la I categoria) ma, in termini di radioattività totale, solo il 10 per cento circa. La III categoria costituisce dopo il condizionamento solo il 2-5 per cento del volume totale, ma include circa il 90 per cento della radioattività totale. La rimanente quota di circa il 30 per cento in volume è costituita da rifiuti della I categoria, la cui radioattività rispetto al totale è una parte trascurabile. [...]


1.6) Il deposito ad interim per i rifiuti di III categoria.


Il deposito temporaneo per la III categoria può essere di tre tipi: per il solo combustibile irraggiato, per i rifiuti ad alta attività vetrificati provenienti dal riprocessamento del combustibile irraggiato, per entrambe le tipologie di rifiuto.
Esempi di depositi temporanei del solo combustibile irraggiato esistono in diversi Paesi: Francia, Germania, Regno Unito, Giappone, Svezia, Finlandia. Esempi di depositi ad interim per i soli rifiuti vetrificati ad alta attività sono riscontrabili in Francia, Regno Unito, Russia e Giappone.
Depositi ad interim misti, tipologia di grande interesse per il nostro Paese che ha entrambe le tipologie di rifiuti, sono riscontrabili in Belgio, Svizzera, Olanda e Germania.
La strategia tradizionale di gestione del combustibile irraggiato ne prevedeva il «riprocessamento» che, per quanto riguarda il nostro Paese, veniva effettuato negli impianti della BNFL nel Regno Unito.
Per riprocessamento si intende la separazione, attraverso un processo industriale lungo, complesso e costoso, dei diversi elementi che costituiscono il combustibile irraggiato: i prodotti della fissione, che sono i «rifiuti» veri e propri, la quota residua di uranio fissile (uranio-235, il combustibile vero e proprio), l'uranio-238 o uranio cosiddetto «naturale» ed il plutonio. Per le tipologie di combustibile impiegato in Italia, in termini di volume, l'uranio naturale costituisce oltre il 95 per cento del totale, mentre in termini di radioattività il 99 per cento è costituito dalle scorie vere e proprie e cioè dai prodotti della fissione dell'uranio fissile.
Uno degli obiettivi principali del riprocessamento del combustibile irraggiato è il recupero del plutonio, elemento che non esiste in natura e che si produce nei reattori nucleari per trasmutazione dell'uranio naturale. Si tratta, com'è noto, di un elemento fondamentale per gli usi di tipo militare. Sia per il fallimento della filiera dei reattori «autofertilizzanti», che usano il plutonio come combustibile, sia per lo smantellamento delle testate atomiche, lo stock esistente di plutonio rappresenta ancor più oggi un problema per la proliferazione atomica.
Inoltre, il riprocessamento implica comunque un certo rilascio di radioattività nell'aria e nell'acqua, implica il trasporto del combustibile ed il ritorno dei rifiuti condizionati nei Paesi di origine nonché l'aumento dei volumi di rifiuti nucleari da gestire. L'estrazione del plutonio, inoltre, richiede un regime di sorveglianza ed una difficile contabilità, che garantisca la massima sicurezza rispetto a sottrazioni indebite di tale pericoloso elemento.
Per tale complesso di ragioni, a livello internazionale si è andata affiancando, alla gestione più tradizionale del combustibile irraggiato con il riprocessamento, anche una diversa gestione che prevede la sistemazione idonea del combustibile irraggiato senza riprocessamento, in depositi specificatamente progettati (stoccaggio a secco ed a raffreddamento passivo).
La scelta di non riprocessare il combustibile irraggiato è stata l'obiettivo di un'iniziativa della sezione italiana dell'associazione internazionale Greenpeace presso la centrale nucleare di Caorso nell'estate 1996, che aveva proprio lo scopo di fermare le prime prove di trasporto verso il Regno Unito delle barre di combustibile irraggiato ancora presenti nelle piscine del reattore. La richiesta dello stoccaggio a secco del combustibile irraggiato veniva peraltro accolta dall'ENEL, che ne aveva già previsto la possibilità.
 



1.7) Il sito geologico profondo.

Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti nucleari in formazioni geologiche profonde, anche se esiste in ambito tecnico-scientifico internazionale un generale consenso sul fatto che tale opzione è da considerarsi perseguibile e sicura, attualmente esso è ancora in una base di studi e ricerche. Infatti, anche quei Paesi che hanno notevole produzione di rifiuti ad alta attività e a lunga vita media sono, nei casi più avanzati, ancora nella fase di costruzione di laboratori o di impianti sotterranei.
Le formazioni geologiche profonde che per la loro peculiarità offrono maggiori garanzie di confinamento dei rifiuti nucleari e su cui si è concentrata l'attenzione della Commissione europea sono le miniere di salgemma e le cavità presenti nelle formazioni granitiche e argillose.
Su queste ultime, data la loro ampia diffusione nel proprio territorio nazionale, l'Italia ha approfondito insieme al Belgio gli studi per lo smaltimento. Ad Asse, in Germania, le sperimentazioni sono avvenute in miniere di salgemma, a Grimsel in Svizzera e a Stripa in Svezia in siti granitici, mentre esplorazioni geomorfologiche avvengono in siti potenziali quale Yucca Mountain negli USA, Aspo in Svezia, Gorleben in Germania e Olkiluoto in Finlandia.
Va qui precisato che, ad oggi, appare più difficilmente percorribile nel nostro Paese l'ipotesi di un sito geologico profondo idoneo (come riportato nella risoluzione della commissione «Grandi rischi» della Presidenza del Consiglio dei ministri di cui al successivo punto 3); pertanto la sistemazione definitiva dei rifiuti di III categoria, trascorso il periodo di deposito «temporaneo» di diversi decenni dovrà essere gestita ad un livello sovranazionale

per capire meglio la distinzione la distinzione tra depositi superficiali, depositi in cavità sotterranee, deposito in miniera, depositi in formazioni geologiche profonde


1.9) Il Garante.

Nell'articolato proposto si prevede l'introduzione di un Garante, che agisca come attore indipendente nella complessa e difficile dinamica che si instaurerà tra l'Agenzia per i rifiuti radioattivi, gli esercenti, gli enti locali ed i cittadini nel processo di localizzazione del sito o dei siti di smaltimento dei rifiuti di II categoria e del deposito o dei depositi per lo stoccaggio temporaneo per la III categoria.
Tale Garante, in analogia con la figura prevista nella legislazione francese, se sufficientemente autorevole e forte potrà contribuire a diffondere le informazioni ai cittadini e a rendere complessivamente più trasparente il processo di localizzazione, costituendo un punto di riferimento autonomo.


3) Azioni in corso per la scelta del sito da destinare a centro nazionale di smaltimento.

La necessità e l'urgenza di avviare a soluzione il problema della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e della disattivazione degli impianti nucleari è stata posta dall'ANPA all'attenzione del Governo, dei mezzi di comunicazione e degli operatori del settore, nel corso di due manifestazioni pubbliche, il 26 luglio 1995 ed il 25 novembre 1997, tenutesi a Roma.
Inoltre il problema della sistemazione dei rifiuti radioattivi presenti sul territorio nazionale è stato discusso anche nel 1996 nell'ambito della sezione nucleare della commissione «Grandi rischi», istituita presso il dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri. L'argomento era stato posto all'ordine del giorno sia su sollecitazione della precedente commissione parlamentare d'inchiesta monocamerale, sia a seguito di iniziative giudiziarie e politiche in materia di rifiuti radioattivi. Per la valutazione di un programma operativo, la commissione aveva istituito un apposito gruppo di lavoro, con rappresentanti di enti ed operatori nazionali interessati al problema (ENEA, ENEL, nonché ANPA in qualità di osservatore). La risoluzione del gruppo di lavoro, riunitasi il 22 febbraio 1999 presso il dipartimento della protezione civile alla presenza del sottosegretario Barberi, indica nella struttura ingegneristica superficiale (con soluzioni tecniche che tengano conto delle condizioni geologiche e morfologiche) la tipologia appropriata per lo smaltimento definitivo dei rifiuti radioattivi di II categoria, sulla scorta degli studi già espletati e di analoghe esperienze di altri Paesi; l'opportunità di localizzare nello stesso sito di ubicazione del deposito definitivo dei rifiuti di cui sopra l'infrastruttura per l'interim storage del combustibile irraggiato e dei rifiuti di III categoria condizionati. Inoltre, dallo studio effettuato è emersa l'impraticabilità dell'ipotesi di utilizzare, nel territorio peninsulare, miniere o cave come sito per il deposito, in quanto o meccanicamente instabili, o non idonee (per la presenza di falde o acquiferi) dal punto di vista idrogeologico, o sottoposte alla cosiddetta «chiusura mineraria».
Nello stesso periodo l'ENEA ha costituito una task force per individuare il sito nazionale di deposito dei rifiuti radioattivi; in particolare l'Ente è stato incaricato di intraprendere le azioni di natura sitologica e progettuale dirette all'individuazione e alla caratterizzazione di uno o più siti idonei ad ospitare il centro di deposito ed alla definizione concettuale del sistema ingegneristico. La priorità assegnata alla task force è stata quella di avviare le azioni preliminari, volte alla scelta del sito nel quale realizzare le strutture necessarie allo smaltimento dei rifiuti radioattivi di media e bassa attività.
Da documenti fatti pervenire alla commissione dall'ENEA, si evince che a tutt'oggi la task force ha svolto le seguenti attività:

- completamento ed analisi critica dell'inventario nazionale di rifiuti e materiali destinati al sito di smaltimento, al fine di acquisire i dati per il dimensionamento del centro di deposito. Questa valutazione ha incluso anche i quantitativi dei rifiuti che proveranno dallo smantellamento delle centrali dell'ENEL e degli impianti dell'ENEA, che costituiscono la quota di gran lunga preponderante dei volumi da inviare al sito di smaltimento. L'inventario è in corso di revisione, in quanto dovranno essere definiti con maggiore approssimazione i suddetti dati (rifiuti radioattivi del CISAM, del CCR Ispra, eccetera);

- elaborazione di un progetto concettuale per l'individuazione di un sito di smaltimento proponibile, sulla base delle caratteristiche qualitative e quantitative dei rifiuti italiani. Il lavoro è stato commissionato all'agenzia francese ANDRA (Agenzia nazionale per i rifiuti radioattivi), che ne ha verificato l'adattabilità a due siti italiani indicati dall'ENEA;

- avvio di uno studio di performance assessment, avente per oggetto l'individuazione e l'applicazione di una metodologia di calcolo per la valutazione del comportamento ai fini del contenimento della radioattività, di un sistema di strutture modulari e del sito relativo nelle condizioni di esercizio normale ed in quelle incidentali;

- caratterizzazione più dettagliata diretta a meglio definire le caratteristiche geochimiche ed idrogeologiche, antropiche, climatiche, eccetera, al fine di disporre di dati più precisi per la valutazione quantitativa di performance assessment e, quindi, meglio qualificare il programma ed il modello di calcolo. Inoltre la task force sito dell'ENEA ha messo a punto un sistema informativo geografico, SIG, riferito all'intero territorio nazionale per l'individuazione di siti potenzialmente idonei allo smaltimento di rifiuti a bassa e media radioattività. Il metodo si avvale di un sistema multiparametrico a punteggi e pesi che vengono assegnati alle diverse caratteristiche del sito. La caratteristica maggiormente valorizzata è quella socioeconomica: uso del suolo, distribuzione e densità della popolazione, vie di comunicazione.


Le altre caratteristiche che attengono alla valutazione della sicurezza, sia a breve che a medio e lungo termine, sono: la quota, la pendenza, la precipitazione, le caratteristiche idrogeologiche, la sismicità.
La metodologia adottata che può essere rivisitata ha permesso di assegnare ad alcune regione del centro e del sud dell'Italia (con esclusione delle isole) la classe di idoneità alta. Le stesse regioni presentano anche caratteristiche litologiche di tipo argilloso, marnoso o argilloso/marnoso di notevole interesse tecnico.
Di recente, per avviare una fase di concertazione strategica per le attività propedeutiche alla scelta di un sito di smaltimento per i rifiuti a media radioattività, è stato istituito, presso il Ministero dell'industria, un «Tavolo nazionale» composto da: Governo, regioni, UPI, ANCI, organizzazioni sindacali, nazionali e di categoria, ENEL, ENEA ed ANPA. Al completamento della fase informativa, il Ministero dell'industria si attende che le regioni o gli enti locali possano manifestare un eventuale interesse a mettere a disposizione del Paese un sito che risponda, in via preliminare, ai requisiti di sicurezza necessari alla realizzazione di un centro di smaltimento.


4) Visita ai centri di smaltimento spagnolo e francese.

Per approfondire le conoscenze ed i problemi che sottendono alla scelta ed alla gestione di un sito nucleare di smaltimento, nel 1998 una delegazione della Commissione si è recata presso i centri di El Cabril (Spagna) e dell'Aube (Francia).
Lo scopo era quello di acquisire informazioni, anche di natura tecnica, sulle attività di scelta e qualificazione del sito, sulla realizzazione delle strutture di smaltimento e sulle modalità di gestione, e nel contempo rendersi conto delle procedure di sicurezza poste in atto dagli enti gestori.


5) Esempi di centri di smaltimento esteri.

5.1) Generalità.

I principi fondamentali della radioprotezione e della sicurezza ambientale nella gestione dei rifiuti radioattivi sono stati oggetto di particolare attenzione da parte della Agenzia internazionale per la energia atomica (IAEA) e della Commissione internazionale per la protezione radiologia (ICRP). Essi sono stati formulati per assicurare la tutela della salute umana e la protezione dell'ambiente, sia entro che oltre i confini di un Paese, e per non imporre oneri indebiti alle generazioni future.
L'applicazione di questi principi viene tenuta in particolare considerazione nella filosofia di gestione dei rifiuti radioattivi e nella progettazione dei sistemi e degli impianti di smaltimento. Sotto questo aspetto, uno dei principi stabiliti dalla IAEA è che non è etico rinviare la soluzione definitiva del problema alle generazioni future, almeno nel caso in cui esiste una tecnologia affidabile per lo smaltimento, come lo è per i rifiuti a bassa e media radioattività.
Per tali rifiuti infatti sono già in esercizio decine di centri di smaltimento nei quali, quasi ovunque, i rifiuti radioattivi sono smaltiti in strutture artificiali, costituite da barriere di cemento e calcestruzzo, realizzate in superficie o prossime agli strati superficiali del terreno. Alcuni Paesi invece, in considerazione di peculiari situazioni geografiche, hanno adottato soluzioni diverse. Ad esempio la Svizzera, che per la sua configurazione orografica non dispone di aree morfologicamente adatte per un tipo di smaltimento superficiale, ha in progetto di realizzare lo smaltimento dei rifiuti radioattivi a media e bassa attività in gallerie scavate nel fianco di una montagna nei pressi di Wellemberg. In questo caso il confinamento sarà assicurato in parte anche dalle barriere naturali.
Un altro esempio è costituito dalla Germania, che fino ad ora ha preso in considerazione di realizzare un centro di smaltimento nei pressi di una esistente miniera di ferro a Konrad, in Bassa Sassonia, che presenta favorevoli condizioni di stabilità. Ciò è stato possibile in quanto la Germania dispone di un gran numero di miniere dismesse con caratteristiche ideali sotto il profilo meccanico ed idrogeologico.


5.2) Centro di smaltimento svedese SFR (Swedish final repository).

Un centro di smaltimento per rifiuti a bassa e media radioattività, di concezione diversa è il sito svedese di Forschmark, situato a circa 150 km a nord di Stoccolma, entrato in esercizio nell'aprile 1988. Il centro è gestito dalla Swedish nuclear fuel and waste management company.
Le strutture per lo smaltimento sono state realizzate nella roccia granitica a cinquanta metri sotto il livello del mar Baltico, a circa un chilometro di distanza dalla terraferma.


5.3) Centro di smaltimento nel Regno Unito.

Nel Regno Unito è in esercizio da circa venti anni un centro di smaltimento per rifiuti radioattivi a media e bassa attività realizzato a Drigg, in prossimità degli impianti di Sellafield. Inizialmente lo smaltimento avveniva in trincee superficiali sprovviste di un adeguato rivestimento. In un secondo tempo, in seguito all'adozione dei criteri internazionali più severi i rifiuti sono stati smaltiti in trincee con rivestimento in calcestruzzo


5.4) Centri di smaltimento negli Stati Uniti d'America.

Gli USA, in considerazione degli enormi spazi disponibili a bassissima densità abitativa, in passato hanno adottato la tecnica di smaltire i rifiuti radioattivi a media e bassa attività, sia quelli prodotti da operatori privati che quelli del Department of energy (DOE) in trincee


5.5) Centro di smaltimento in Giappone.

In Giappone dal 1990 è in esercizio un centro di smaltimento per rifiuti radioattivi a media e bassa attività presso il sito di Rokkasho-mura,


11.2) La guida tecnica n. 26 dell'ANPA «Gestione dei rifiuti radioattivi» (edizione 1987).

In Italia la classificazione dei rifiuti radioattivi proposta dall'ANPA con la guida tecnica n. 26 è già ampiamente accettata ed utilizzata da alcuni importanti esercenti nucleari [...]

per una rapida delucidazione della "Classificazione italiana - Guida Tecnica n.26 - ANPA"


11.3) Safety guide 1994 «Classification of radioctive waste» dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica.

Per quanto attiene alla classificazione dei rifiuti radioattivi, nel linguaggio corrente, è ancora in uso un'antiquata terminologia qualitativa, spesso riportata nella letteratura internazionale, che ha avuto origine in sede IAEA (International atomic energy agency) e che è stata impiegata, in passato, in rapporto al tipo di deposito e di smaltimento che si intendeva attuare: rifiuti a bassa radioattività o di basso livello (LLW); rifiuti a media radioattività o di livello intermedio (ILW): rifiuti ad alta radioattività o di alto livello (HLW).
Alle tre suddette classi di rifiuti veniva aggiunta quella dei rifiuti contaminati da alfa emettitori in misura tale da doverli assimilare ai rifiuti di alto livello.
Alle prime due classi (LLW e ILW), ancor oggi, si possono far corrispondere, sia pure con qualche margine di approssimazione, i rifiuti classificati nelle prime due categorie della guida tecnica. Alle altre due (HLW ed alfa emettitori) corrispondono quelli classificati di terza categoria.
In tempi recenti (1994) la stessa IAEA ha provveduto a formulare una nuova e più articolata classificazione dei rifiuti, sviluppando criteri quantitativi - confrontabili con quelli della guida tecnica n. 26 - mirati principalmente a salvaguardare gli aspetti di radioprotezione in relazione al tipo di sistemazione finale nel sito di smaltimento.
Vista l'analogia con quanto è stato regolamentato in Italia (vedi tabella I della guida tecnica n. 26), si può senz'altro affermare che i criteri e la metodologia adottati dall'ANPA sono in linea con gli orientamenti internazionali.

 

 

 



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2. L' uomo, le radiazioni corpuscolari ed elettromagnetiche, le radiazioni ionizzanti
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1. La scelta del sito per il deposito di rifiuti nucleari: dall' Enea alla Sogin
2. Scorie nucleari. Il Commissario e la Commissione
3. Il decreto-legge n. 314/03 e la legge di conversione n.368/03
4.
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Risoluzione del Comitato delle Regioni (organo UE) n. 251 del 1998
6. Il Progetto europeo COMPAS
7. Riferimenti normativi in merito alla materia "rifiuti nucleari"
8. Guida Tecnica n. 26 - La gestione dei rifiuti radioattivi

9. Le Direttive Europee che disciplinano l’ accesso del pubblico all’ informazione ambientale
10. Il diritto alle informazioni e ai processi decisionali e le sue basi normative
 
 
QUESTIONE
        SCORIE ITALIA
1. La commissione parlamentare d' inchiesta Scalia
2. La Task Force Enea
3. L' Inventario   Nazionale dei Rifiuti Radioattivi - ENEA 2000
4. Il GIS (Sistema Informativo Geografico) della Task Force Enea
5. Il GIS (Sistema Informativo Geografico) del GSP3 - SITO
6. Carlo Jean, un Generale molto militare, poco nucleare...
7. I mille incarichi del prof. Paolo Togni - vice della Sogin e tanto altro...
8. La Sogin Spa e il nucleare in Italia
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12. Quali fattori per la scelta: scientifici? ...o forse politici?
13. Il referendum sul nucleare del 1987
14. Mappa degli attuali depositi di materiale radioattivo in Italia
15.
La situazione in Italia dei rifiuti radioattivi
16. Studio Sogin per la localizzazione del sito a Scanzano Ionico - relazione integrale
17. Studio Sogin per la localizzazione del sito a Scanzano Ionico - appendice finale
18. Workshop internazionale sul decommissioning degli impianti nucleari - Roma 2004
 
 
DOSSIER ITALIA
1. L' ecomafia dei rifiuti in Italia
2. Il traffico di materiale ferroso contaminato alle fonderie
3. Navi affondate e sospetti: i traffici di rifiuti pericolosi e radioattivi
4. La legge-delega sull'ambiente: effetti, personaggi, valutazioni
5. Il Ministro dell’Ambiente Matteoli: paralisi o no?

6. La costruzione del "sito unico": l'Impregilo e la B.N.L. in prima linea?
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8. Il rischio attentati terroristici legati ai depositi di scorie radioattive
 
 
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2. I depositi per lo smaltimento dei rifiuti nucleari nel mondo
3.
Il problema delle scorie radioattive in USA

4. Il problema delle scorie radioattive in Russia
5. L'impianto di Sellafield in Gran Bretagna per il trattamento di rifiuti nucleari
6.
Lo smantellamento degli arsenali nucleari, l' uranio altamente arricchito (HEU), il plutonio e il mox
7. Il costo per la conservazione e lo smaltimento definitivo del materiale radioattivo
 
 
PROGETTI
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1. Lo smaltimento sotto i fondali marini
2.
La "trasmutazione" dei nuclei radioattivi a vita media-lunga in elementi stabili e il "motore" di Rubbia

3. Il Sole come discarica per le scorie nucleari
4. L'uso civile e bellico dell' uranio impoverito (il "prodotto di scarto")
5. Il batterio che ripulisce dalla radioattività
 

 


 

   

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