Italia-Russia:
il piano per lo smantellamento dei sottomarini nucleari
30 gennaio 2005 - E' stato siglato un
accordo decennale tra il nostro paese e la Federazione russa per lo
smantellamento dei 117 sommergibili nucleari ormai in disuso della
Flotta del Nord. L' intesa, che comporta per la parte italiana uno
stanziamento di 360 milioni di euro, è il nocciolo dell' accordo
italo-russo che la
Camera si appresta a ratificare e che impegnerà tecnici ed esperti
italiani anche nella gestione sicura dei rifiuti radioattivi e del
combustibile nucleare esaurito. L' intesa èstata siglata nel novembre
del 2003, nel corso di una visita del leader della Federazione russa
Vladimir Putin.
Nel corso degli ultimi 10 anni sono
stati messi fuori servizio in Russia 193 sottomarini nucleari (117,
appunto, appartenenti alla flotta del Nord e 76 a quella del
Pacifico), di cui 133 sono sottomarini "general purpose" (Ssn) e 60
sono sottomarini strategici (Ssbn). Dei 117 sottomarini della
flotta del Nord, 37 contengono ancora a bordo il combustibile
irraggiato, lo "spent nuclear fuel" (Snf), all' interno di 70
reattori nucleari (la maggior parte dei sottomarini è infatti dotata
di 2 reattori nucleari per aumentarne l' affidabilità durante la
navigazione).
Le operazioni di carico e scarico del combustibile vengono compiute
all' interno di basi navali lungo le coste della regione di Murmansk e
Arkhangelsk. Molte di queste basi sono oggi fuori uso, ma ospitano
ancora ingenti quantità di Snf e rifiuti radioattivi. I depositi più
consistenti si trovano nelle basi di Andreeva Bay e Gremikha Bay e
nella maggior parte dei casi si tratta di strutture sature e in
cattivo stato, con rischi non indifferenti per la sicurezza e per l'
ambiente. Basti pensare che la radioattività complessiva esistente ad
Andreeva Bay è di svariati milioni di curie ed è paragonabile a quella
di Chernobyl. Lo
smantellamento di sottomarini nucleari ed altri mezzi navali, come l'
incrociatore nucleare lanciamissili "Ammiraglio Usciakov", costituisce
il nucleo centrale dell' intero programma italo-russo e dà notevole
visibilità all' intervento italiano. I progetti preliminari sono stati
elaborati dalla Sogin per parte italiana e dal Minatom per quel che
riguarda i russi.
Fondi, apparecchiature, tecnici e specialisti italiani, dunque, non
solo per tagliare, nel vero senso del termine, i compartimenti stagni
che custodiscono i reattori nucleari, ma anche per trasportare scorie
e rifiuti radioattivi in depositi di stoccaggio da realizzare.
Oggi i rifiuti radioattivi prodotti durante l' esercizio di navi e
sottomarini sono conservati in svariati siti della penisola di Kola
(dove ci sono anche le basi di Andreeva Bay e Gremikha Bay). Oltre ad
immediati interventi tampone, comunque indispensabili, è necessario
intervenire in una logica di più ampio respiro.
Ma c'è anche il problema della bonifica
ambientale dei terreni contaminati da sostanze radioattive. Ecco
perchè l' organismo per l' energia atomica della Federazione russa,
il Minatom, ha chiesto al nostro paese di realizzare un centro
regionale per il trattamento di rifiuti radioattivi, che naturalmente
dovrà essere dotato delle più moderne tecnologie (impianti di
cementazione, fusione e vetrificazione).
Con i fondi italiani, quindi, si prevede di realizzare un impianto
centralizzato a livello regionale per il trattamento dei rifiuti
radioattivi finora accumulati e di quelli che saranno prodotti dalle
operazioni di smantellamento. Così come è prevista la
costruzione di un impianto mobile per il trattamento dei rifiuti
radioattivi liquidi. Il deposito definitivo per rifiuti a bassa e
media radioattività dovrebbe sorgere proprio nella penisola di Kola.
Un altro importante capitolo riguarda i
sistemi di protezione fisica dei siti in cui saranno conservati i
materiali radioattivi. Anche per sottrarre i depositi da eventuali
rischi di attentati e blitz terroristici, magari per sottrarre
materiali "sensibili". Del tutto carenti, ci dicono i russi, sono i
sistemi di protezione dei cantieri navali e dei depositi. Nel
programma italo-russo è previsto un intervento di completo restyling
per 7 siti (controllo degli accessi e monitoraggio radiologico).
Tre le fasi principali del programma: la prima, progettuale, della
durata di 2 anni; la seconda, per i contratti di appalto e i relativi
dossier, anch' essa di circa 2 anni; la terza, per la realizzazione
dei progetti, la cui durata varierà da un minimo di due anni per le
realizzazioni più semplici, ad un massimo di 6 anni (incluso l'
esercizio provvisorio degli impianti) per i progetti più complessi.
Sarà inoltre costituito un Comitato
direttivo a livello governativo, formato da 2 rappresentanti per
ognuna delle parti, che sarà chiamato a favorire la cooperazione,
vigilare sull' andamento complessivo dell' accordo, approvare i
singoli progetti selezionati e dirimere eventuali controversie. In
base all' accordo, i russi saranno tenuti a presentare, su richiesta
della parte italiana, la contabilità di tutti i mezzi finanziari
ricevuti. Niente dazi doganali, imposte sul profitto, altre tasse o
tributi, neanche a livello regionale, per l' assistenza fornita dagli
italiani. Quanto alla responsabilità civile per il danno nucleare (nuclear
liability), ''salvo il caso di azioni od omissioni premeditate volte a
procurare lesioni o danni'', la parte russa, in base all'accordo,
''non avanzerà nessuna richiesta di indennizzo, nè promuoverà alcuna
azione giudiziaria nei confronti dell' Italia per perdite o danni di
qualsiasi natura''.
Nel caso particolare di incidenti nucleari, i russi provvederanno alla
difesa legale, non chiederanno alcun risarcimento nè promuoveranno
azioni legali in relazioni ad eventuali richieste in questo senso
avanzate da terzi soggetti.
In totale saranno 360 milioni di
euro in 10 anni per aiutare Putin a disfarsi di vecchie (e pericolose)
macchine da guerra.
Nel dettaglio, lo smantellamento vero e proprio costerà 66 milioni di
euro; il trattamento, il trasporto, lo stoccaggio ed il deposito di
materiali e rifiuti radioattivi e del combustibile irraggiato, la
bonifica dei siti contaminati e delle infrastrutture, costerà 208,50
milioni di euro; la protezione fisica dei siti 45 milioni di euro; la
gestione progettuale per i 10 anni di validità dell'accordo 40 milioni
di euro e la copertura delle spese di missione per il funzionamento
del Comitato direttivo mezzo milione di euro.
Gli impegni finanziari previsti per gli anni 2005 e 2006, sulla base
dei fondi effettivamente disponibili, sono rispettivamente di 8 e 44
milioni di euro, che servono a coprire le spese per l' avvio della
fase di progettazione e per la trasferta dei tecnici del ministero
delle Attività produttive a Mosca per un primo contatto con gli
esperti russi. Il nostro paese fornirà ai russi anche una speciale
nave multiuso per il trasporto dei rifiuti radioattivi e del
combustibile irraggiato. La durata dell'accordo è decennale, ma potrà
essere rinnovato automaticamente ogni due anni, salvo diversa
decisione di una delle due parti.
Il piano di smantellamento dei
sommergibili nucleari della flotta del Nord viene da lontano. Il
processo di riduzione degli arsenali di armi di distruzione di massa
nasce subito dopo il 1989. Negli anni '90 la collaborazione tra Stati
Uniti e Federazione russa si allarga a Unione europea, Giappone e
Canada. Nel 2002, con il vertice G8 a Kananaskis, in Canada, viene
lanciata la "Global partnership" contro la diffusione delle armi di
distruzione di massa. In occasione di quel summit i paesi del G8
si sono impegnati ad investire, nell'arco di dieci anni, 20 miliardi
di dollari per ridurre la minaccia causata dalle armi nucleari, ma
anche chimiche, radiologiche e batteriologiche.
fonte:
notizia Adnkronos
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