Cosa è il reattore nucleare
naturale?
Nel giugno del 1972 un controllo su una partita di uranio naturale
destinata all' Unione Sovietica rilevò una percentuale più bassa di
uranio 235 che fece quasi nascere un incidente diplomatico, fino a
quando non si scoprì che la causa non era umana, ma naturale. La
partita proveniva dalla miniera di Oklo, in Gabon
(Africa), e le indagini scientifiche rivelarono che all' incirca due
miliardi di anni fa un ingresso naturale di acqua nel giacimento aveva
innescato una reazione a catena che è durata per centinaia di migliaia
di anni producendo oltre 2500 chili di plutonio e circa 6 tonnellate
di prodotti di fissione. Le tracce di questo reattore naturale sono
ancora ben chiare, anche se la pericolosità delle sue scorie si è
completamente annullata nel corso dei millenni. [1]
Quindici reattori naturali similari sono
stati trovati in Africa. Probabilmente ci sono stati altri reattori
naturali in altre aree del mondo, che non sono ancora stati scoperti.
Questa reazione naturale era possibile due miliardi di anni fa, ma non
lo sarebbe più oggi perchè la percentuale di uranio 235 in natura, che
genera la fissione naturale, diminuisce lentamente col tempo. Il
quantitativo totale di radioattività naturale oggi molto più basso di
quando apparsa la vita sul pianeta, perchè la radioattività naturale
diminuisce lentamente. [2]
Dunque, nel 1972 alcuni scienziati
francesi trovarono a loro dire le prove che "forze naturali" avevano
creato un reattore nucleare naturale raffreddato ad acqua che
era stato attivo a Oklo (Gabon), nell’Africa occidentale, per ben
un milione di anni.
La notizia fu data dal Dr. F. Perrin, ex presidente del "Commissariat
à l’Energie Atomique" (CEA).
Una reazione nucleare a catena avviene quando dei neutroni creati
dalla scissione dell’ uranio bombardano altri atomi di uranio,
generando in tal modo altri neutroni.
Se non vi sono sufficienti "moderatori" da ghermire i neutroni in
eccesso, si verifica un’esplosione nucleare. Se i moderatori invece
sono troppi, il processo si estingue rapidamente. Teoricamente sono
necessarie determinate condizioni perché si verifichi una reazione
nucleare a catena: la concentrazione dell’uranio deve essere elevata;
ci vogliono un moderatore e un raffreddante e la zona deve essere
relativamente priva di sostanze atte ad assorbire i neutroni, le quali
potrebbero impedire la reazione stessa. Un’ indagine geologica nella
regione di Oklo in Gabon così come essa si presentava presumibilmente
durante l’Era Pre-Cambriana mise infine in luce l’esistenza di tutte
queste condizioni. Si calcola che il "reattore" naturale avesse di per
sé un diametro di circa 5 metri.
La principale prova che su cui i ricercatori francesi basavano la
loro tesi era la riduzione di un certo isotopo dell’ uranio (U-235).
Infatti l' uranio naturale contiene lo 0,72% dell’isotopo U-235,
mentre i depositi di Oklo ne contengono di meno. E inoltre una
parte del materiale dei depositi di uranio di Oklo aveva in effetti
una maggiore incidenza di U-235 rispetto alla norma. Come avviene nei
reattori atomici costruiti dall’uomo, la reazione nucleare a catena
aveva prodotto del plutonio che si era ritrasformato in uranio. Tale
"nuovo" uranio era più "giovane" e più ricco di U-235 dell’ uranio
primordiale. Un campione di uranio di Oklo rivelava la presenza di
quattro elementi rari (neodimio, samario, europio, cerio) con
percentuali isotopiche che erano comuni fino a quel momento soltanto
nei reattori di costruzione umana. [3]
Nuovi studi sono stati di recente
pubblicati nel mese di ottobre 2004 sulla rivista "Physical Review
Letters" in merito ai reattori nucleari naturali scoperti nella
regione di Oklo (Gabon) nel 1972 e che avrebbero prodotto
l'equivalente in calore di una centrale da 100 000 kilowatt per un
periodo di circa 150 000 anni. Gli scienziati avevano già capito che
l' uranio contenuto nelle vene di minerale delle rocce era entrato in
una reazione a catena autosostenuta che produceva un intenso calore.
Il problema era capire come il tutto non si fosse tradotto in una
reazione a catena incontrollata conclusa con una esplosione o con la
fusione delle rocce. Alex Meshik dell'Università di Sain Louis nel
Missouri ha scoperto che la reazione si accendeva e si spegneva
naturalmente: a periodi di attività di 30 minuti seguivano fasi
di riposo di circa due ore e mezzo. Ed era proprio questo meccanismo
di regolazione naturale dovuto alla presenza di acqua nelle rocce che
evitava che la reazione a catena diventasse incontrollata e portasse a
una esplosione o alla fusione delle rocce.
Meshik, infatti, ha analizzato i livelli di xeno nelle rocce. Lo xeno
è un gas, sottoprodotto della fissione dell' uranio. Non è stato
trovato nei minerali di uranio, ma in granuli di fosfati di alluminio
dispersi nelle rocce. "Questi granuli contengono la più grande
concentrazione di xeno mai trovata in natura", scrive Meshik. Dato che
lo xeno è un gas, sarebbe dovuto sfuggire dalle rocce e disperdersi
nell'atmosfera. Se però il reattore si raffreddava periodicamente,
allora il gas poteva rimanere intrappolato nei granuli di fosfati.
[4] Pertanto l' esame degli
elementi contenuti nella roccia ha permesso loro di stabilire che la
centrale atomica somigliava molto ad un geyser. Praticamente la
chiave di tutto era l'acqua. Quella che si trovava nel terreno vicino
al reattore veniva trasformata in vapore, che si intrufolata tra il
materiale nucleare. Poichè l' acqua rallenta i neutroni, e quindi è
capace di fermare una reazione di fissione, il reattore si spegneva
per un po'. Poi, scomparso il vapore, la reazione nucleare si
riavviava e tutto ricominciava daccapo in un ciclo fatta da trenta
minuti di attività e due ore e mezza di "sonno".
Sembra così risolto il semplice e antico problema di questa zona del
Gabon: perchè non è saltato tutto in aria in un'esplosione nucleare,
oppure perchè la reazione non si è rapidamente esaurita? Alcuni
avevano addirittura messo ipotizzato che tutto questo fosse opera di
extraterrestri! In realtà, un sistema di controllo spontaneo e
perfettamente bilanciato ha fatto quello che nelle nostre centrali
contemporanee richiede computer e tecnici in costante veglia.
[5]
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http://lnx.gpgnc.it/envo/print.php?sid=32
[1]
http://www.ecolo.org/documents/
documents_in_italian/it.AAPN_domande_studenti.doc
[2]
http://www.edicolaweb.net/am_1005a.htm
[3]
http://ulisse.sissa.it/s7_05nov04_2.jsp
[4]
http://www.torinoscienza.it/novita/apri?obj_id=829
[5]
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