Zona NucleareIl sito unico nazionale per la raccolta delle scorie nucleari ,
la Sogin, i Personaggi, le Norme, il business dei rifiuti radioattivi,
le situazioni ambigue di una vicenda attorno cui girano Miliardi di Euro

 |  Home  |  Contatti  Dillo a un amico  |  Newsletter   |  Forum  |  Siti "Amici"  |  Scambio Link  | Nuclear Escape? Click Here! : : |

 

 



   
   
Il sito unico nazionale per la raccolta delle scorie nucleari , la Sogin, i Personaggi, le Norme, il business dei rifiuti radioattivi  italiano

    The only national site for collection of nuclear wastes in Italy, Sogin, Personages, Rules, radioactive wastes business  english
    Le seul site national pour la récolte des déchets nucléaires en Italie, le Sogin, les Personnages, les Règles, le business des déchets radioactifs  francais
    イタリアにおける国の統合核廃棄物処分場、la Sogin(核施設管理株式会社)、重要人物、法規、放射性廃棄物ビジネス  japanese
    El único “sitio nacional” por la recolección de la basura nuclear en Italia, la SOGIN, los personajes, las normas, el negocio de los desechos radiactivos  espanol
    Einziges Atommüll-Endlager in Italien, die SOGIN, die Mitwirkenden, die Normen, der Business des radioaktiven Abfalls  deutsch

   ENGLISH REPORT
1. I.A.E.A. report of nuclear power development in Italy
2. What is SOGIN - Nuclear Plant Management?
3. What is ANPA (now called APAT)?
4. Decommissioning in Italy - National fact sheet
5. Status of decommissioning activities of Italian Nuclear Power Plants
6. More info about Scanzano Jonico (or Ionico) and nuclear waste repository
7. Italy to send nuclear waste abroad for disposal and UK to keep foreign nuclear waste


NOTIZIE IN EVIDENZA

Novità! Cerchi
news sul nucleare?

archivio nucleare

 



Non trovi quello che
cerchi? Vorresti che
fosse approfondito un
determinato argomento?
Hai individuato una
inesattezza? Hai a
disposizione altro
materiale? Per ogni
dubbio o chiarimento
non esitare a contattarci

  richiedi
  proponi
  collabora

cerchiamo collaboratori che abbiano conoscenze in ambito "nucleare" e "radioprotezione" per motivi di studio o lavoro


 


 
 

Il traffico illecito di rifiuti pericolosi e radioattivi via mare: l'affondamento sospetto delle "navi dei veleni"

 

Il "traffico illecito di rifiuti" consiste in una qualsiasi spedizione di rifiuti che avvengono senza il consenso delle autorità competenti interessate (paesi di destinazione e transito), inoltre in questi casi le movimentazione di rifiuti non sono accompagnate da corretta documentazione. Il traffico dei rifiuti è un problema che non interessa solo l'Italia ma molti paesi del mondo, soprattutto quelli in via di sviluppo (in quanto spesso sono i destinatari finali dei rifiuti stessi) ed infatti la movimentazione illegale dei rifiuti avviene sia su territorio nazionale che internazionale.

 


  1. Le inchieste e le indagini avviate dalle Procure negli anni '90
     
  2. I traffici internazionali via mare di rifiuti pericolosi anche radioattivi
     
  3. Il monitoraggio della radioattività lungo le coste della Calabria e Basilicata (1996-1997)
     
  4. Motonave Jolly Rosso - Gli ultimi avvenimenti e l' inchiesta giornalistica de "L'Espresso"
    (giugno 2004)
     
  5. Motonave Jolly Rosso - Gli ultimi avvenimenti e l' inchiesta giornalistica de "L'Espresso"
    (settembre e ottobre 2004)
     
  6. Dossier "Le navi dei veleni" del WWF e di Legambiente
    (settembre 2004)
     
  7. L' armatore Ignazio Messina smentisce l' inchiesta del giornalista Riccardo Bocca de "L'Espresso"
     
  8. Intervista a Giorgio Comerio di Marina Marinetti su "Panorama Economy"
    (ottobre 2004)
     
  9. Motonave Jolly Rosso - I possibili e sconcertanti scenari che emergono dall' inchiesta giornalistica de "L'Espresso"
    (dicembre 2004)
     
  10. Motonave Jolly Rosso - Nuove anomalie messe in evidenza da "L'Espresso"
    (dicembre 2004)
     
  11. Ilaria Alpi e il traffico di rifiuti e armi
    (gennaio 2005)
     
  12. Ilaria Alpi e l' inchiesta della Procura di Reggio Calabria sui traffici marittimi di rifiuti radioattivi
    (febbraio 2005)
     
  13. Memoriale di un boss - Rifiuti tossici e radioattivi in Basilicata?
    (giugno 2005)
    APPENDICE di APPROFONDIMENTO >>

 

F. Dossier "Le navi dei veleni" del WWF e di Legambiente
(settembre 2004)

 

Il dossier è stato presentato il 29 settembre 2004 a Roma per richiamare l'attenzione delle istituzioni e dei media.
La complessità della vicenda delle navi dei veleni, affermano Legambiente e WWF, richiede lo sforzo congiunto di tutti gli organismi istituzionali con competenze in materia. E' questo l' appello avanzato dal Wwf e da Legambiente in occasione della presentazione del dossier intitolato "Le navi dei veleni". Nel documento elaborato vengono avanzate 10 proposte al Governo, al Parlamento e alle Commissioni parlamentari d' inchiesta tra cui compiere un indagine nelle acque territoriali italiane per individuare i relitti delle "navi a perdere" e approfondire l' eventuale ruolo della criminalità organizzata nel traffico illecito di rifiuti via mare.

 

(sotto è riportato per intero il Dossier "Le navi dei veleni" del WWF e di Legambiente)
 

Le navi dei veleni
Cronistoria di un intrigo internazionale
Le proposte di Legambiente e WWF
Roma, 29 settembre


1. Premessa

C’è un fatto specifico dietro l’urgenza, avvertita da Legambiente e WWF, di richiamare l’attenzione delle istituzioni e dei media su una vicenda, quella delle cosiddette “navi dei veleni”, già denunciata negli anni scorsi dalle associazioni ambientaliste: l’inchiesta ancora aperta dalla Procura di Paola per il caso dello spiaggiamento della motonave Rosso in località di Formiciche, nel Comune di Amantea, in provincia di Cosenza.

I fatti in questione emergono dall’inchiesta giornalistica “Una nave rosso veleno” del settimanale L’Espresso, a firma del capo redattore inchieste e servizi speciali del settimanale Riccardo Bocca, ma trovano in larga misura un’autorevole conferma in due atti istituzionali: la risposta del 27 luglio scorso del Ministro per i rapporti con il Parlamento, On. Carlo Giovanardi (DRP - Prot. 22003) all’interrogazione sull’argomento presentata dall’On. Ermete Realacci e altri e quella resa dal Sottosegretario di Stato per i Rapporti con il Parlamento, On. Cosimo Ventucci, il 15 luglio alla Camera dei Deputati a fronte dell’interpellanza urgente dell’On. Michele Vianello sulla stessa vicenda.

Le fonti istituzionali e il settimanale L’Espresso riferiscono di accertamenti e ulteriori indagini di cui ha la titolarità il sostituto procuratore Francesco Greco della Procura della Repubblica di Paola, tesi a dimostrare il dolo nel tentativo di affondamento e l’eventuale l’occultamento di rifiuti speciali pericolosi e radioattivi in relazione, rispettivamente, alla dinamica dell’incidente in cui è rimasta coinvolta la M/N Rosso e al carico che questa trasportava di cui non si conoscerebbe la destinazione finale.

Si tratta di un episodio specifico che rientra, però, come emerge con chiarezza soprattutto nella già citata risposta del Ministro Giovanardi, in uno scenario davvero inquietante, peraltro già più volte denunciato dalle associazioni ambientaliste: quello del traffico illecito di rifiuti pericolosi e radioattivi e delle sue possibili sovrapposizioni con i traffici di armi. In queste vicende vengono alla ribalta personaggi e aziende i cui nomi ricorrono in diverse inchieste legate a queste attività illegali ma sembrerebbero emergere anche collusioni, connivenze o fenomeni di tolleranza da parte di organismi istituzionali dello Stato italiano e di Stati stranieri.

Uno scenario che richiede, ad avviso di Legambiente e WWF Italia sia il massimo sostegno possibile all’autorità giudiziaria inquirente sia, soprattutto, un fattivo e sinergico interessamento delle Commissioni parlamentari competenti, ciascuna per quanto rientra nelle proprie specifiche attività. Un impegno teso a delineare con maggiore chiarezza di quanto non sia avvenuto finora protagonisti, rotte, caratteristiche e dimensioni di questi traffici illeciti, delle eventuali coperture di cui godono, delle azioni possibili per contrastarli.




2. I dossier delle associazioni ambientaliste

Dal 1995 ad oggi, le associazioni scriventi hanno avuto modo di occuparsi in diverse occasioni delle delicate e complesse vicende oggetto di questa nota. Può essere utile riassumere i passaggi più significati dei dossier finora prodotti:

  • Legambiente nazionale nel suo dossier “Rifiuti radioattivi: il caso Italia” del 19 giugno 1995 ricorda che la vicenda delle navi dei veleni è stata al centro del lavoro di diverse procure (che ha visto impegnanti soprattutto il Procuratore capo di Matera, Nicola Maria Pace, il Procuratore capo di Napoli, Agostino Cordova, il Sostituto procuratore della Pretura di Reggio Calabria, Francesco Neri nonché la Procura di Catanzaro e quella di Padova).

    [xxx]

    Nel dossier si ricorda che le indagini svolte, in prima battuta, dal Corpo forestale dello Stato, soprattutto attraverso perquisizioni, hanno consentito di acquisire una ricca documentazione relativa a questi presunti traffici: in sostanza, questa era l’ipotesi al centro delle attività giudiziarie, era prevista la trasformazione di alcune navi in vere e propri “depositi” affondabili di rifiuti radioattivi. Almeno una ventina gli affondamenti sospetti.

    Le indagini furono effettuate con la collaborazione dei Lloyds di Londra perché, secondo gli inquirenti, si tratterebbe di auto-affondamenti, con conseguente truffa ai danni della compagnia assicuratrice.

     
  • Legambiente nazionale il 2 febbraio 1996 nel dossier dal titolo significativo “L’intrigo radioattivo” nel capitolo 2. Scenari internazionali e misteri italiani” cita i seguenti dati di fatto relativi alle vicende in corso in quegli anni:

    [xxx]

    la società ODM sembra aver indirizzato le proprie attività verso Paesi, soprattutto quelli dell’ex Unione sovietica, che già presentano serissimi problemi per quanto riguarda il controllo delle attività nucleari, e verso Paesi africani che sembrano già essere candidati a ospitare i nuovi cimiteri di rifiuti radioattivi;

    la società ODM indica tra i siti ideali di smaltimento, una zona immediatamente a ridosso della costa della Somalia, Paese già al centro in Italia di inchieste sia giudiziarie che parlamentari per le vicende connesse agli scandali sulla cooperazione e ai traffici d’armi;

    oltre alle navi su cui indaga la magistratura di Reggio Calabria esistono altri relitti affondati nel Mediterraneo, dall’Adriatico, a ridosso delle coste jugoslave, al basso Ionio, sulle quali non è in corso alcuna attività di indagine, né da parte dei governi interessati, né da parte di organismi internazionali;

    nessuna verifica è stata svolta, sempre in sede internazionale, circa i reali rapporti tra la ODM e alcuni governi europei e/o enti di gestione di attività nucleare (in particolare la Svizzera, l’Austria, la Francia, il Belgio, l’Inghilterra, la Germania);

    i presunti traffici internazionali di rifiuti, con relativi affondamenti in mare, hanno avuto inizio almeno a partire dal 1987; non si è a conoscenza di nessun accertamento da parte dei servizi di sicurezza italiani (Sismi e Sisde) il ché lascia aperte due ipotesi: inefficienza degli stessi oppure la segnalazione di queste attività agli organismi competenti senza, però, alcun esito;

    le denunce circostanziate da parte sia dei magistrati di Reggio Calabria che di Catanzaro sui tentativi di intimidazione e sulle attività di controlli illegali di cui sono stato oggetto (verosimilmente da parte di soggetti legati ai servizi segreti) non hanno avuto, finora, alcun esito;

    Legambiente ha già denunciato i forti sospetti circa un ruolo diretto di clan della criminalità organizzata, in particolare della ‘ndrangheta, sia nei traffici internazionali di rifiuti radioattivi, che nelle attività logistiche connesse all’affondamento delle navi; identica segnalazione, secondo quanto pubblicato su alcuni giornali, sono state fatte da parte del Sisde agli stessi magistrati calabresi.

     
  • Legambiente nazionale il 28 novembre 1996 redige il documento “La Spezia crocevia dei veleni” in cui si afferma che il porto di La Spezia era il centro nevralgico del malaffare ambientale italiano per le presunte attività illecite che si svolgevano in ambito portuale e per la concentrazione a corona della città di discariche tra cui quella di Pitelli, su cui da poco era iniziata l’inchiesta della magistratura.

    Nelle conclusioni del dossier viene rilevato, chiedendo un opportuno intervento dell’autorità giudiziaria, che quanto accadeva all’epoca a La Spezia è analogo a quanto avviene nelle zone più degradate del nostro Mezzogiorno: una associazione criminale è diventata in sostanza padrona del territorio. Nel documento vengono ricordati i traffici di rifiuti tossico-nocivi della fine degli anni ’80 legati alle vicende delle “navi dei veleni” e al loro trasporto e all’occultamento nelle coste africane e mediorientali (dalla Guinea al Libano). Viene ricordato, tra gli altri, un episodio di importazione illegale di materiali contaminati radioattivamente, avvenuto nel 1994: le autorità sanitarie competenti accertarono la presenza di 16.700 tonnellate di rottami ferrosi radioattivi, contaminati da Cesio 137 provenienti dal Sudafrica, che dopo lo sbarco a La Spezia avrebbero dovuto essere trasferiti in Austria. Grazie alla segnalazione di Legambiente, il carico venne rifiutato dal Governo austriaco.

    Nel dossier viene anche ricordato che nel 1993 i magistrati di Napoli Narducci e Policastro fecero scattare l’operazione “Adelphi” che coinvolse alcuni soggetti attivi nell’area di La Spezia. L’inchiesta prese le mosse dalle rivelazioni di numerosi pentiti della camorra, in particolare appartenenti ai clan che operano e controllano la provincia di Caserta. L’operazione “Adelphi” è stata sicuramente la prima grande inchiesta mai portata a termini in Italia contro la “Rifiuti SpA”.

     
  • Greenpeace nel settembre 1997 ha pubblicato il dossier La Rete, che ha come argomento “le basi finanziarie internazionali dei traffici illegali di rifiuti” che descrive l’attività e i collegamenti internazionali di una rete di faccendieri soprattutto italiani che operano nel mercato internazionale di rifiuti e risultavano collegati alla ODM – Oceanic Disposal Management Inc., società che pretendeva mettere in opera su scala mondiale operazioni di seppellimento nei fondali marini di scorie radioattive, in violazione della convenzione di Londra del 1993 sull’inquinamento marino provocato dallo scarico i n mare di rifiuti.

    ODM secondo il dossier di Greenpeace internazionale, aveva le principale basi operative in Italia, con estensioni in Austria, Francia, Germania e Russia. La rete di individui e soggetti societari di cui faceva parte il progetto ODM teneva accuratamente separato il settore operativo da quello finanziario e sarebbe stata composta in Italia da 26 aziende, che avrebbero trattato illegalmente nel 1997 qualcosa come 3 mila tonnellate di rifiuti al giorno per un valore complessivo equivalente di 4.8 milioni di dollari d’allora, esportando tra l’altro illecitamente i rifiuti in paesi come Romania, Libano e Venezuela e ricavandone proventi illeciti che sarebbero stati esportati e ripuliti da compagnie finanziarie italiane in paesi quali Panama, le Isole Vergini, il Liechtenstein e l’Irlanda. Tra il 1987 e il 1996, come riportato dal dossier la rete formata da queste aziende avrebbero avuto rapporti d’affari con grandi aziende pubbliche e private italiane e con multinazionali, quali tra le altre: Castalia SpA, Termomeccanica SpA, Waste Management Tecnologies (WMX) e la Compagnie Generale des Eaux.

    La rete di cui ODM faceva parte, a quanto risultava nel 1997, aveva stabilito un controllo quasi monopolistico nel campo del trattamento dei rifiuti nell’area tra La Spezia (che è anche porto militare di grande importanza e polo dell’industria degli armamenti) e Livorno. Greenpeace attestava che la rete avesse libero accesso al porto di La Spezia, uno dei maggiori terminal container del Mediterraneo.

    [xxx]

    Altro personaggio chiave della rete ODM è Filippo Dolfus, azionista di ODM e collegato alla società svizzera Celtica Ambiente S.A. che faceva capo al duo Gianlorenzo Binaghi/Arcasio Camponovo. Quest’ultimo è stato responsabile finanziario di ODM fino al dicembre 1995.

    Camponovo è stato presidente del consiglio di amministrazione di Celtica Ambiente S.A. e nel 1990 uno dei fondatori di Celtica Ambiente srl a Roma, società di brokeraggio di rifiuti. Celtica Ambiente srl è stata a sua volta azionista di Profis Italia srl, facente capo a Camillo Meoli. Queste due società nel 1997 erano a capofila delle attività italiane della rete nel camp dei rifiuti, insieme a quelli facenti parte del gruppo di Orazio Duvia ed alla Jelly Wax di Renato Pent.

    Dal dossier di Greenpeace, emergono quindi chiaramente il ruolo non secondario svolto da Orazio Duvia - che con le sue società (prima la Sistemi Ambientali e poi la Ipodec) gestiva la discarica di Pitelli in provincia di La Spezia, porto di partenza della Jolly Rosso, poi M/N Rosso, con Camillo Meoli (manager della Syntal Italia srl, Asti Ambiente srl MC srl e MB srl), altro importante anello della rete e con Giulio Bensaja, altro terminale della rete ODM, amministratore di Celtica Ambiente. Duvia, prima dell’inchiesta della magistratura (partita il 28 ottobre 1996 dalla procura della Repubblica di Asti, Pubblico ministero Franco Tarditi) su Pitelli aveva partecipazioni in almeno 15 società attive nella raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti, oltre a quelle citate, nella Contenitori Trasporti di Duvia.
     
  • Il WWF Italia, Sezione Liguria e Legambiente Liguria, presenta il 15 luglio 1997 nel corso di un’audizione alla Prefettura di Genova alla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse il dossier “Rifiuti Connection Liguria”, allegando anche la versione in italiano (aggiornata al settembre 1997) del dossier di Greenpeace “La Rete”. Del dossier “Rifiuti Connection Liguria” e dei suoi numerosi allegati come risulta. dagli atti della Commissione, fu richiesta la secretazione. Nei documenti prodotti il 15/7/1997 veniva ipotizzato un ruolo centrale della Liguria e in particolare del porto di La Spezia, porto di provenienza della M/N Rosso, oggetto dell’inchiesta del settimanale L’Espresso, nel traffico internazionale via terra e via mare di rifiuti.

    In particolare nel dossier si ipotizzava che nelle oltre 15 discariche autorizzate e non e nelle oltre 35 cave poste a corona dell’area di La Spezia si svolgessero attività difficilmente controllabili tali da far sospettare, come poi venne accertato nel caso della discarica consortile di Valle Scura e della discarica di Pitelli, attività di interramento o di instradamento via mare di rifiuti pericolosi e radioattivi.

    Nel dossier emerge il ruolo centrale di Duvia nella gestione della discarica di Vallescura (il Pretore di La Spezia condanna i componenti del CdA per gravi reati ambientali nel 1993 e poi nel 1994) tramite la Valtec, partecipata anche dalla Termomeccanica, e della discarica di Pitelli, gestita tramite la Sistemi Ambientali e poi la Ipodec (tutte e due società di Duvia) su cui è ancora aperta un’inchiesta prima dalla magistratura astigiana, poi trasferita per competenza alla magistratura spezzina per disastro ambientale. L'udienza preliminare si è conclusa con l'assoluzione o la dichiarazione di intervenuta prescrizione per alcuni imputati e con il rinvio a giudizio degli altri, tra cui Duvia, per i reati di disastro ambientale, avvelenamento delle acque, corruzione e falso ideologico. Alcuni imputati di corruzione avevano già definito la propria posizione richiedendo il giudizio abbreviato, concluso con la derubricazione del reato e l'applicazione della prescrizione. La prossima udienza è già fissata nell’autunno di quest’anno.

    Dal dossier del WWF e di Legambiente, emergono anche i legami di Duvia, attraverso la sua Contenitori Trasporti con al società di brokeraggio Ekoground, coinvolta nei traffici illeciti di rifiuti via mare verso la Nigeria.

    [xxx]

    Nel dossier si ricorda come sempre nella stessa relazione conclusiva del 1996 della Commissione esprima: “la sua più viva preoccupazione per tutta una serie di episodi che meritano immediati approfondimenti e che fanno sospettare anche in presenza di ex uomini di Governo, dell’interesse che alcuni paesi dell’UE avrebbero per possibili forme di smaltimento illecito di rifiuti pericolosi o radioattivi. Si segnala, in particolare l’esistenza, documentalmente provata, di intense attività di intermediazione poste in essere dai titolari di queste presunte attività di smaltimento in mare di rifiuti radioattivi e la Somalia, paese notoriamente al centro di intensi traffici illegali di ogni tipo”.

    A proposito del dossier “Rifiuti Connection Liguria”, consegnato il 15 luglio 1997 in occasione dell’audizione resa dalle associazioni nella Prefettura di Genova, nel primo periodo della “Relazione Liguria e Piemonte” del 2 luglio 1998 della Commissione Parlamentare sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, votata all’unanimità, si rilevava a proposito del dossier consegnato il 15 luglio 1997 che “La puntualità ed il dettaglio delle informazioni contenute nel citato rapporto, unitamente ad altri elementi in possesso della Commissione ed ai primi riscontri con le autorità giudiziarie della Regione, hanno indotto la Commissione medesima ad avviare un’approfondita indagine su tutto il territorio regionale”.
     
  • Sempre il WWF Italia, infine, il 23 febbraio 2004 ha presentato istanza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Paola per il riconoscimento quale persona offesa nel procedimento penale per l’accertamento dei reati in materia ambientale relativi all’incidente della nave ex Jolly Rosso oggi Motonave Rosso, verificatosi in data 14 dicembre 1990, nel tratto costiero compreso tra Amantea e Campora San Giovanni.

 

3. I nuovi documenti istituzionali

Agli elementi già raccolti dalle associazioni scriventi vanno ad aggiungersi, oggi, quelli che emergono dalle risposte date in parlamento dal governo alle interrogazioni parlamentari e alle interpellanze presentate, in particolare, dagli onorevoli Ermete Realacci e Michele Vinello e dai senatori Loredana De Petris e Nuccio Iovene.

Ecco, in sintesi, i passaggi più salienti della nota trasmessa dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi:

  • A proposito dello spiaggiamento della motonave Rosso e alle analogie fra questa vicenda ed altre relative allo smaltimento in mare di rifiuti radioattivi o pericolosi nel Mediterraneo, si legge: Dalle indagini eseguite dalla Capitaneria di porto di Vibo Valentia sulle cause ‘spiaggiamento’ della nave, o meglio del suo “non riuscito” affondamento, risulta una similitudine con le modalità che hanno visto come protagonisti gli equipaggi delle motonavi già menzionate ;
     
  • Sempre con riferimento alla vicenda della Rosso e alle indagini in corso si afferma quanto segue: Nel corso delle indagini, volte a verificare la fondatezza di un presunto traffico di rifiuti tossici è stato evidenziato un ulteriore scavo nella zona di Serra D’Aiello, comune limitrofo ad Amantea, da parte delle maestranze della nave. Questa notizia ha assunto un particolare interesse poiché era già stato autorizzato l’interramento nella discarica comunale di Grassullo dell’agro Amantea, del carico ufficiale di bordo. Presso la procura di Paola le indagini sono ancora in corso in quanto anche sulla base di riprese videoamatoriali, acquisite dallo stesso ufficio, risulta che al momento dell’incidente la nave ‘galleggiava’ e, solo in fase successiva,, presentava un’apertura sulla fiancata;
     
  • [xxx]
     
  • [xxx]

4. L’inchiesta del settimanale L’Espresso

Altri elementi significativi emergono dall’inchiesta dell’Espresso, sempre in merito all’incidente della motonave Rosso:

  • sia il titolare della ditta che si occupò della demolizione della M/N Rosso, Nunziante Cannevale, sia un sommozzatore incaricato dal Registro Navale Italiano (RINA) dichiarano di non aver rinvenuto alcuna falla nella fiancata della nave spiaggiata. Ulteriore riprova viene fornita anche dalle riprese contenute in una videocassetta amatoriale realizzata a Formiciche nei giorni immediatamente successivi all’incidente, acquisita agli atti dalla Procura di Paola;
     
  • lo stesso Cannevale riferisce ai carabinieri che le ditte intervenute prima della demolizione incomprensibilmente aprono in una fase successiva, dopo lo spiaggiamento della Rosso, uno squarcio enorme sulla fiancata sinistra non visibile da terra e questi rilevano che tale apertura è servita ”per fare uscire dalla stiva qualcosa di importante e voluminoso” ;
     
  • nel 1991 viene chiamata dalla Compagnia Ignazio Messina la società olandese Smit Tak “società specializzata in bonifiche a seguito di incidenti radioattivi”, secondo quanto attestato dal procuratore capo di Reggio Calabria, Franco Scuderi davanti alla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti. Società, che secondo un rapporto dei carabinieri, rinuncia dopo 17 giorni all’incarico;
     
  • sembrerebbero esistere testimonianze rese alla Procura di Paola che attesterebbero l’interramento illegale dei rifiuti provenienti dalla Rosso in almeno due diverse località (località Grassullo, comune di Amantea, provincia di Cosenza e in località Foresta, comune di Serra D’Aiello, provincia di Cosenza);
     
  • Giuseppe Bellantone, comandante in seconda della Capitaneria di Vibo Valentia, ha testimoniato che già il 15 dicembre 1990, ad un giorno dallo spiaggiamento, a bordo del relitto della M/N Rosso si sarebbero presentati “agenti dei servizi segreti” ed è lui stesso a rinvenire sulla plancia della motonave documenti che a suo dire, come riporta il settimanale L’Espresso

    [xxx]
     
  • tra le carte che sarebbero state rinvenute sulla plancia della M/N Rosso, secondo quanto attestato dal procuratore capo di Reggio Calabria Scuderi, c’era pure una mappa marittima con evidenziati una serie di siti. La stessa documentazione, mappa compresa (pubblicata sulle pagine dell’Espresso), è nella disponibilità dalla magistratura di Paola. La mappa riporta una lunga lista di nomi di navi affondate nel Mediterraneo;
     
  • [xxx]
     
  • [xxx]
     
  • [xxx]
     
  • [xxx]
     
  • a proposito delle connessioni tra i traffici denunciati nel servizio giornalistico e la vicenda di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, come riportato dall’Espresso che riferisce: “Un lavoro investigativo con al centro ‘affondamento di una serie di navi avvenuto nei mari Tirreno e Jonio, ma che al suo interno racchiude molteplici ragioni d’allarme. Il sospetto degli inquirenti è che a bordo di quelle navi ci fossero rifiuti tossici e radioattivi, e che attorno a questa vicenda, legata a nazioni europee e non, si sia mossa una rete impressionante di faccendieri, trafficanti d’armi e agenti dei servizi segreti, uomini di governo e mafiosi. Tutti connessi da affari che in alcuni passaggi si incrociano con la Somalia e gli eventi che il 20 marzo 1994 sono costati la vita alla giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e all’operatore Miran Hrovatin”.
     
  • [xxx]


5. Le dieci richieste di Legambiente e WWF Italia

Legambiente e WWF Italia sono preoccupate, innanzitutto, per la situazione in cui è costretta ad operare la procura della Repubblica di Paola: due dei tre agenti di polizia giudiziaria che erano stati assegnati dal sostituto procuratore Francesco Greco alle indagini relative alla vicenda della motonave Rosso sono stati riassegnati alle loro originarie funzioni. Alla Procura in questione andrebbe, al contrario, garantito il massimo supporto possibile, anche attraverso l’immediata ricomposizione del nucleo investigativo di Polizia giudiziaria e il suo rafforzamento.

Al di là degli aspetti relativi alle indagini giudiziarie ancora in corso, Legambiente e WWF Italia hanno rivolto dieci proposte specifiche alle diverse Commissioni parlamentari che a vario titolo possono svolgere un ruolo attivo in questa vicenda.

  • Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

    1) approfondire in maniera esauriente quanto già conosciuto e paventato da stessa Commissione sin dal 1996 in relazione all’esistenza di una rete internazionale per il traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi e radioattivi via mare;

    2) verificare quali e quanti altri procedimenti, a partire da quello in svolgimento a Paola, o indagine giudiziarie siano in corso per fatti inerenti o comunque collegabili alle vicende del traffico internazionale di rifiuti;

    3) chiedere alla Presidenza del Consiglio, per quanto di sua competenza relativamente ai compiti di Protezione Civile, al Ministero dell’Interno e al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio di compiere un’indagine nelle acque territoriali italiane per individuare i relitti delle “navi a perdere” e, quindi, metterle in sicurezza, procedendo laddove possibile al recupero del relitto e alla bonifica delle aree eventualmente contaminate;

    4) impegnarsi affinché sia garantito il massimo sostegno possibile, di uomini e mezzi, alla procura della Repubblica di Paola, a cominciare dal reintegro del personale di Pg destinato ad altre attività, con serie ripercussioni sulle indagini in corso;

    5) chiedere al Ministro degli Interni o al Ministero degli Esteri, se non registrato nel territorio nazionale, ogni intervento utile per far oscurare il sito web di ODM ancora oggi attivo, (www.tinet.ch/odm01/start-2.html , mentre la sede legale risulta essere in via Landriani 7 6900 a Lugano - Svizzera).
     
  • Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare:

    6) condurre un approfondimento per verificare su scala nazionale e internazionale quali sia stato il ruolo della criminalità organizzata nelle attività di traffico illecito via mare di rifiuti radioattivi e pericolosi (valorizzando in tal senso l’ottimo lavoro di analisi già svolto dalla Direzione investigativa antimafia) e di come questi traffici si intreccino con il traffico di armi;
     
  • Comitato Parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di stato

    7) verificare lo stato di conoscenza presso i servizi d’informazione e sicurezza dei presunti traffici illeciti di rifiuti riconducibili alle vicende segnalate in questo dossier nonché ai personaggi coinvolti
    [xxx]
    e più in generale al fenomeno delle cosiddette “navi a perdere”;
     
  • Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin

    8) assumere gli scenari descritti nel servizio giornalistico de L’Espresso per l’attività di indagine relativa alla vicenda oggetto dell’attività della Commissione stessa;

    9) acquisire tutti i materiali utili alla verifica delle presunte attività di smaltimento illegale di rifiuti avvenute al largo delle coste della Somalia nonché durante i lavori di realizzazione della strada Garoe-Bosaso, in particolare le immagini satellitari relative all’epoca dei lavori e dei presunti affondamenti in mare, già denunciati alla commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti (vedi punto successivo);

    10) appurare cosa risulti alla Commissione bicamerale sui rifiuti sulla vicenda Alpi/Hrovatin in relazione a quanto accennato nel servizio giornalistico citato e che riportiamo testualmente quale estratto dalla Relazione Conclusiva dell’11/3/1996. In detta Relazione (con riferimento alle segnalazioni di attività sospette di occultamento in mare di container a Bosaso, pervenute all’ufficio Unicef, all’Ufficio del dipartimento della Nazioni Unite, e all’ufficio OMS, tutti con sede a Bosaso) viene rilevato: “Peraltro la Commissione ritiene doveroso segnalare un’altra coincidenza: proprio nell’area in questione, e in particolare a Bosaso, ha svolto i suoi ultimi servizi televisivi prima di essere uccisa la giornalista della RAI Ilaria Alpi, impegnata secondo quanto emerso finora, in un’inchiesta giornalistica relativa a presunti traffici d’armi. Non si tratta peraltro dell’unica coincidenza emersa al riguardo nelle attività di indagine tutt’ora in corso”.



[13]


 

 

le attività e le tecniche della "Oceanic Disposal Management Inc."  (O.D.M.) in merito allo smaltimento dei rifiuti radioattivi sotto i fondali marini

l' ecomafia dei rifiuti in Italia

 

 



  VUOI INTERAGIRE?

 
VUOI ORIENTARTI?

 ^ INFO FAQ
 ^ NEWS
 ^ GLOSSARIO
 ^ CERCA NEL SITO

(usa il motore di ricerca e trovi quello che vuoi nelle oltre 800 pagine del sito)

  SCIENZA
1. Cosa è la radioattività? e i suoi effetti?
2. L' uomo, le radiazioni corpuscolari ed elettromagnetiche, le radiazioni ionizzanti
3. Le applicazioni della radioattività e delle radiazioni ionizzanti
4. Cosa sono le scorie nucleari?
5. Cosa sono i rifiuti radioattivi? (definizione, classificazione, origine)
6. La gestione dei rifiuti radioattivi

7. Documentazione scientifica in merito alla materia "rifiuti nucleari"
8. Come si effettua rilevamento e la misurazione della radioattività? (cenni normativi, strumenti, unità di misura)
 

 
 
NORME
1. La scelta del sito per il deposito di rifiuti nucleari: dall' Enea alla Sogin
2. Scorie nucleari. Il Commissario e la Commissione
3. Il decreto-legge n. 314/03 e la legge di conversione n.368/03
4.
Accordi, norme e raccomandazioni internazionali che non sono state rispettate nella legge 368/03
5.
Risoluzione del Comitato delle Regioni (organo UE) n. 251 del 1998
6. Il Progetto europeo COMPAS
7. Riferimenti normativi in merito alla materia "rifiuti nucleari"
8. Guida Tecnica n. 26 - La gestione dei rifiuti radioattivi

9. Le Direttive Europee che disciplinano l’ accesso del pubblico all’ informazione ambientale
10. Il diritto alle informazioni e ai processi decisionali e le sue basi normative
 
 
QUESTIONE
        SCORIE ITALIA
1. La commissione parlamentare d' inchiesta Scalia
2. La Task Force Enea
3. L' Inventario   Nazionale dei Rifiuti Radioattivi - ENEA 2000
4. Il GIS (Sistema Informativo Geografico) della Task Force Enea
5. Il GIS (Sistema Informativo Geografico) del GSP3 - SITO
6. Carlo Jean, un Generale molto militare, poco nucleare...
7. I mille incarichi del prof. Paolo Togni - vice della Sogin e tanto altro...
8. La Sogin Spa e il nucleare in Italia
9. Le attività della Sogin
10. Il parere che Carlo Rubbia ha esposto in Parlamento
11.
Il parere degli esperti: J.K. Mitchell, B. De Vivo, P.Risoluti, T. Regge
12. Quali fattori per la scelta: scientifici? ...o forse politici?
13. Il referendum sul nucleare del 1987
14. Mappa degli attuali depositi di materiale radioattivo in Italia
15.
La situazione in Italia dei rifiuti radioattivi
16. Studio Sogin per la localizzazione del sito a Scanzano Ionico - relazione integrale
17. Studio Sogin per la localizzazione del sito a Scanzano Ionico - appendice finale
18. Workshop internazionale sul decommissioning degli impianti nucleari - Roma 2004
 
 
DOSSIER ITALIA
1. L' ecomafia dei rifiuti in Italia
2. Il traffico di materiale ferroso contaminato alle fonderie
3. Navi affondate e sospetti: i traffici di rifiuti pericolosi e radioattivi
4. La legge-delega sull'ambiente: effetti, personaggi, valutazioni
5. Il Ministro dell’Ambiente Matteoli: paralisi o no?

6. La costruzione del "sito unico": l'Impregilo e la B.N.L. in prima linea?
7. A Taranto una base USA per i sottomarini nucleari?
8. Il rischio attentati terroristici legati ai depositi di scorie radioattive
 
 
DOSSIER MONDO
1. La situazione in Europa dei rifiuti radioattivi
2. I depositi per lo smaltimento dei rifiuti nucleari nel mondo
3.
Il problema delle scorie radioattive in USA

4. Il problema delle scorie radioattive in Russia
5. L'impianto di Sellafield in Gran Bretagna per il trattamento di rifiuti nucleari
6.
Lo smantellamento degli arsenali nucleari, l' uranio altamente arricchito (HEU), il plutonio e il mox
7. Il costo per la conservazione e lo smaltimento definitivo del materiale radioattivo
 
 
PROGETTI
        SPERIMENTALI
        E ALTERNATIVI
1. Lo smaltimento sotto i fondali marini
2.
La "trasmutazione" dei nuclei radioattivi a vita media-lunga in elementi stabili e il "motore" di Rubbia

3. Il Sole come discarica per le scorie nucleari
4. L'uso civile e bellico dell' uranio impoverito (il "prodotto di scarto")
5. Il batterio che ripulisce dalla radioattività
 

 


 

   

last update January 2006     ::     online since 19 December 2003