Dedica
In data 13 novembre 2003 è stato emesso
il decreto n. 314/03 (decreto "Scanzano").
In data 12 novembre 2003 in Iraq, nella
città di Nassiriya (capoluogo provinciale di circa 400 mila abitanti
situato a 375 chilometri a sud della capitale Baghdad e attuale sede del
comando italiano della missione "Antica Babilonia"), 19 italiani - 17
militari e 2 civili - e 9 iracheni perdevano la vita.
Un pensiero va a loro, alle loro famiglie e ai loro figli, ai loro
colleghi.


In data 13 aprile 2004 quattro cittadini italiani sono rapiti sulla
strada che da Baghdad porta ad Amman. Sono Maurizio Agliana, 37 anni, di
Prato, Umberto Cupertino, 35 anni, di Sammichele (Bari), Fabrizio
Quattrocchi, 36 anni, di Catania, residente a Genova, Salvatore Stefio,
34 anni, di Lentini (Siracusa), residente a Catenanuova (Enna). A
sequestrarli, un gruppo di guerriglieri islamici sunniti, le falangi
verdi dell'Esercito di Maometto. I rapiti erano arrivati in Iraq come
guardie private, ingaggiate da una società statunitense, per garantire
protezione armata ai loro uomini.
In data 14 aprile 2004, nella tarda serata, la tv araba "Al Jazeera" dà
l'annuncio più temuto: un ostaggio italiano è stato ucciso. Poi si saprà
che si tratta di Fabrizio Quattrocchi, morto in Iraq assassinato dalla
mano dei suoi sequestratori.
L 'ultima frase di Fabrizio è destinata a restare: "Adesso vi faccio
vedere come muore un italiano", ha detto togliendosi il cappuccio, un
attimo prima che il colpo partisse. Guardando negli occhi i suoi
assassini.
Fabrizio non era in Iraq a rappresentare lo Stato italiano. Non era un
soldato della missione Antica Babilonia. Ma per il suo essere italiano è
stato ucciso. Deve essergli stato chiaro, per rivolgersi a quel modo ai
suoi assassini: "Così muore un italiano".
Il 21 maggio 2004 le spoglie del cadavere di Fabrizio Quattrocchi
vengono consegnate a Baghdad alla Croce Rossa italiana, a 38 giorni
dalla sua uccisione. La mediazione decisiva è stata quella del
Consiglio degli Ulema, le guide della comunità religiosa sunnita. Il
corpo viene fatto ritrovare lungo una strada alla periferia della
capitale, dentro un lenzuolo dietro un cespuglio.
L' 8 giugno 2004 finisce l'odissea per gli altri tre italiani: Salvatore
Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana sono liberi. La notizia
della liberazione degli ostaggi italiani e di uno polacco è avvenuta ad
opera delle forze della coalizione nei pressi di Baghdad (versione
ufficiale) , anticipata da un televisione polacca. Nessuno spargimento
di sangue, per sottrarre i tre ostaggi italiani ai loro sequestratori.

In data 17 maggio 2004 Matteo Vanzan, caporale del primo reggimento
lagunari
Serenissima di Venezia, è deceduto a Nassiriya dopo esser stato colpito
nel corso dei combattimenti avvenuti il giorno prima nella città irachena
per difendere la base italiana Libeccio dai
miliziani sciiti di Al Sadr.

Il 5 luglio 2004 un convoglio militare
italiano era in marcia lungo la strada tra la base White Horse e
quella di Tallil, quando alle un autocarro iracheno si è immesso
improvvisamente sulla stessa strada. Per evitarlo, il caporale
maggiore Antonio Tarantino della Brigata Pozzuolo del Friuli, che era
alla guida di un veicolo leggero, un VM telonato, è stato costretto a
scartare bruscamente a sinistra, finendo sulla corsia opposta mentre
sopraggiungeva un secondo autocarro, che ha investito il veicolo
italiano e ha poi proseguito la marcia senza fermarsi. Per Tarantino
non c'è stato niente da fare, è arrivato già morto a all'ospedale
della base di Tallil. Nell' incidente sono rimasti rimasti feriti altri
tre militari italiani.

Il 19 agosto 2004 si perdono le tracce di
Enzo Baldoni (collaboratore di "Diario" e giornalista freelance) sulla
strada tra Baghdad e Najaf, quando si trovava con un convoglio della
Croce Rossa Italiana diretto a Najaf.
Il primo allarme è di venerdì 20 agosto: l'inviato di Repubblica, Luca
Fazzo, informa che Baldoni è scomparso da 24 ore. Il giorno successivo
nei pressi di Najaf è trovato il cadavere dell'interprete che
accompagnava Baldoni.
Dopo giorni di silenzio sulla sua sorte, il 24 agosto la televisione
araba del Qatar "Al Jazeera" manda in onda un video con le le immagini
di Enzo Baldoni. E' la certezza del rapimento. A rivendicarlo è
l'"Esercito islamico dell'Iraq" che in un comunicato lancia un
ultimatum al governo italiano: ritirare entro 48 ore di tempo le
truppe dall'Iraq altrimenti Baldoni verrà ucciso.
Il 25 agosto i figli di Enzo Baldoni (Guido e Gabriella) lanciano un
altro appello ai rapitori, ma verso le 23:00 ora italiana del 26
agosto 2004, la televisione "Al Jazeera" annuncia l'uccisione
del giornalista italiano Enzo Baldoni a seguito della scadenza dell'
ultimatum.

Il 22 gennaio 2005 l' Italia paga un altro
pesante prezzo in Iraq: il maresciallo Simone Cola, in forza al Primo
Reggimento "Idra" dell' Aviazione dell' Esercito (Aves) è ucciso da
una raffica d' arma da fuoco, mentre si trovava a bordo di un
elicottero. Il militare italiano era impegnato come mitragliere su un
elicottero AB412, che stava effettuando un' attività di copertura a
sostegno di una pattuglia motorizzata sotto attacco. Durante l'
intervento, una raffica ha colpito il soldato in uno dei pochi punti
non protetto dal giubbotto anti-proiettile. Il militare è stato
immediatamente trasportato all' ospedale da campo che si trova nella
base italiana di Camp Mittica, a oltre 10 km da Nassiriyah, ma i
medici non gli hanno potuto salvare la vita.

Il 4 marzo 2004 la giornalista del
"Manifesto" Giuliana Sgrena (rapita a Baghdad il 4 febbraio) è
liberata in Iraq, ma l' auto sui cui veniva portata in aeroporto a
Baghdad è attaccata ad un check-point nella capitale irachena da forze
Usa, che hanno ucciso un funzionario dei servizi italiano, ferendo la
reporter e un altro agente. L' agente del Sismi ucciso è Nicola
Calipari, che in un ultimo impeto di coraggio e sacrificio si getta di
scatto sul corpo di Giuliana Sgrena e la protegge. Un atto eroico che
sarà onorato dalla folla degli oltre 10.000 visitatori al Vittoriano
di Roma per dare l' ultimo saluto a un eroe. Monsignore Angelo
Bagnasco nel corso della sua omelia usa parole toccanti per ricordare
il ''sacrificio'' di Nicola Calipari, all' interno di una più che mai
gremita Basilica di Santa Maria degli Angeli a roma. ''E quando una
vita si spegne - continua il sacerdote - per accenderne un' altra non
si può rimanere in silenzio: è la grandezza interiore che si compie''.
Per questo davanti al suo ''eroismo, che si rivela non essere un
gesto, ma uno stile di vita, l'Italia intera, compatta nel dolore e
nell'ammirazione grata, tace pensosa. Consapevole di trovarsi davanti
ad uno dei suoi figli che la esprime nella sua anima più vera e
concreta, nella sua tradizione civile e religiosa più profonda''.

Il 15 marzo 2005 il militare
Salvatore Marracino, che aveva 28 anni e faceva parte del 185mo
Reggimento Artiglieri Paracadutisti della "Folgore" di Livorno, ha
perso la vita durante un' esercitazione. E’ morto per un colpo alla
testa partito dal suo stesso mitragliatore mentre controllava perché
si fosse inceppato. L' incidente è avvenuto nel poligono "Garibaldi",
ad una decina di chilometri dal quartier generale italiano di Camp
Mittica, alla periferia di Nassiriya.

In data 31 maggio 2005 un elicottero
AB-412 dell' Aviazione dell' Esercito, in forza al 6.ROA, con base
presso l' aeroporto di Tallil è caduto a circa 13 miglia a Sud-Sud Est
di Nassiriya. I quattro componenti dell' equipaggio sono morti. Il
velivolo era in fase di rientro dopo aver accompagnato all' aeroporto
internazionale di Kuwait City un militare del contingente colpito da
un grave lutto familiare. Una delle ipotesi che circolano tra chi
indaga sulle cause della caduta del velivolo è che si sia trattato, al
levarsi improvviso di una tempesta nel deserto, di un tentativo - non
riuscito - di cambiare rotta per evitare di finirci dentro.
Erano in forza al settimo Reggimento Cavalieri dell'aria "Vega" di
Rimini tre dei quattro militari morti nella caduta dell'elicottero
AB-412 in Iraq. Si tratta del comandante del gruppo squadroni 25esimo
"Cigno", il tenente colonnello Giuseppe Lima (39 anni di Roma), del
capitano Marco Briganti (33 anni di Forlì) e del maresciallo capo
Massimiliano Biondini (33 anni di Bagnoregio,Viterbo). Il maresciallo
ordinario Marco Cirillo (29 anni di Viterbo)era invece in forza al
primo Reggimento Aviazione dell'Esercito "Antares" di Viterbo.

Il 14 luglio 2005 un militare italiano
della missione Antica Babilonia è morto in Iraq in conseguenza di un
incidente stradale. La vittima è Davide Casagrande. L'incidente è
avvenuto intorno alle 12:30, a sud-est di Nassiriya e ha coinvolto un
automezzo VM90, con a bordo 6 alpini paracadutisti del quarto
reggimento (che ha sede a Bolzano). Si trattava di una pattuglia
impegnata in una ricognizione nell'area di responsabilità del
contingente italiano. Le testimonianze raccolte subito dopo il fatto e
gli accertamenti compiuti dai carabinieri escludono, affermano al
comando di Antica Babilonia, che si sia trattato di un attacco. Il
sergente Davide Casagrande, bellunese, era in servizio permanente
effettivo presso il battaglione «Monte Cervino» del 4/o reggimento,
nella caserma «Vittorio Veneto». Altri due soldati sono invece rimasti
feriti: si tratta di Valentino Michielotto e Paolo Chiarillo (che
hanno riportato rispettivamente la frattura del bacino e di un
femore).

Il 27 aprile 2006 un veicolo blindato
italiano è colpito da un ordigno a carica cava esploso al passaggio di un convoglio
del contingente italiano che marciava lungo una strada a sud ovest
dell' abitato di Nassiriyah e si stava recando al PJOC (Provincial
Joint Operation Centre, la sala operativa integrata delle Forze di
sicurezza della Provincia). Il mezzo blindato colpito ha subito
esternamente danni limitati mentre l' interno è stato completamente
distrutto dall'esplosione e ha provocato quattro morti (tre militari
italiani e un graduato rumeno). Si tratta del capitano dei
paracadutisti della brigata folgore Nicola Ciardelli, il maresciallo
capo dei Carabinieri Franco Lattanzio e un altro maresciallo capo dei
Carabinieri Carlo De Trizi. Il militare romeno morto insieme a tre
italiani nell'attacco subito a Nassiriya era il caporale Hancu Bogdan.
Nell' incidente è inoltre rimasto gravemente ferito il maresciallo dei
Carabinieri Enrico Frassanito che ha riportato ustioni in gran parte
del corpo.
Tuttavia il 7 maggio, dopo dieci giorni di
agonia, anche il maresciallo dei Carabinieri Enrico Frassanito muore a
Verona. Era l' unico superstite dell' attentato del 27 aprile a
Nassiriya ed era ricoverato nell' ospedale di Verona dopo esser giunto
da Kuwait City proprio il 7 maggio.


Il 5 giugno 2006 un mezzo blindato VM 90
della pattuglia della task Force Alfa del reggimento fanteria Sassari
è stato investito colpito dall' esplosione di un cosiddetto "ordigno
esplosivo improvvisato" (cioè una bomba improvvisata, denominata in
inglese "IED - Improvvised Explosive Device"). Il blindato preso di
mira faceva parte di un convoglio di militari italiani di scorta ad un
convoglio logistico britannico diretto a Tallil e proveniente dalla
confinante provincia del Maysan. A bordo del mezzo c'erano cinque
soldati italiani, tutti sardi. Il caporal maggiore Alessandro Pibiri è
morto per le ferite riportate nello scoppio; gli altri quattro
militari sono stati feriti.

La mattina del 21 settembre 2006 un
veicolo VM90 di una pattuglia impegnata in una normale attività di
controllo a circa 10 km da Nassiriya si è scontrato con un autocarro
civile iracheno. Nell' incidente il caporalmaggiore scelto Massimo
Vitaliano che si trovava alla mitragliatrice ha urtato violentemente
il capo contro l' arma e nonostante i soccorsi non c’è stato nulla da
fare.

Nella stessa giornata, proprio poche ore dopo l'incidente, a Camp Ur
(vicino a Nassirya) era presente il Ministro della Difesa Arturo
Parisi per la cerimonia di passaggio di consegne tra il contingente
italiano e le autorità militari e civili irachene che ora avranno la
responsabilità della sicurezza nella zona. La missione "Antica
Babilonia" volge ormai al termine e il rientro in Italia di tutti gli
uomini e i mezzi è già in corso e dovrebbe terminare entro Natale.
Durante la missione "Antica Babilonia" (iniziata nel giugno 2003) ci
sono stati 32 militari italiani e 6 civili italiani che hanno perso la
vita in Iraq.
L' 1 dicembre 2006 il tricolore è stato
ammainato e la missione "Antica Babilonia" è terminata. Il tricolore è
stato ammainat, piegato e consegnato nelle mani del ministro della
Difesa Arturo Parisi che ha partecipato alla cerimonia di commiato del
contingente in Iraq.
La missione "Anticha Babiloni" a è costata all' Italia circa 1,5
miliardi di euro (di cui 15 milioni spesi per le attività Cimic, cioè
la cooperazione civile-militare) ed era iniziata il 29 maggio 2003,
con la partenza di 3 navi della Marina Militare italiana dal porto di
Al Manamah in Bahrain in direzione dell' Iraq.
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